Ponte crollato in A14, processo per 18 persone e 4 società

La tragedia il 9 marzo del 2017, le accuse sono di omicidio stradale e crollo. Nello schianto morirono due coniugi che passavano in quel tratto

Ponte crollato in A14, tutti a processo

Ponte crollato in A14, tutti a processo

Ancona, 15 ottobre 2020 - Tutti quanti a processo, 18 indagati e 4 società legate all’appalto, per il crolo del ponte in A14, il 9 marzo del 2017. Il gup Francesca De Palma ha rinviato a giudizio Autostrade per l’Italia (Aspi) e Spea Engeneering, committenti dei lavori, Pavimental, la società appaltante, la Delabech alla quale i lavori furono subappaltati e le 18 persone fisiche ritenute responsabili, dalla Procura, del cedimento del moncone che nel primo pomeriggio di tre anni e mezzo fa crollò in fase di posizionamento sul tratto autostradale tra i caselli di Ancona Sud e Loreto, uccidendo i coniugi Emilio Diomede e Antonella Viviani, di Spinetoli. Il processo inizierà il 21 settembre 2021 davanti al giudice Carlo Masini.

Le accuse

Dopo cinque ore di udienza e 45 minuti di camera di consiglio la decisione del gup De Palma, nel tardo pomeriggio. Le accuse contestate, a vario titolo, sono omicidio colposo, omicidio stradale, crollo colposo e la violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. Gli imputati respingono le accuse e cercheranno di dimostrare l'assenza di loro responsabilità nel dibattimento.

L'incidente

L'incidente avvenne poco dopo le 13.30: durante i lavori di sopraelevazione del cavalcavia 167, tra Camerano e Castelfidardo, che cedette, piombando sulla sede autostradale nel momento in cui sopraggiungeva la Nissan Qashqai con a bordo i coniugi morti sul colpo. L'ipotesi formulata da uno di consulenti della procura è che, tra le concause, vi sia stata una sottovalutazione dei rischi in fase di progetto e di esecuzione dei lavori: non sarebbe stato previsto, in particolare, che durante la manovra di innalzamento, il cavalcavia potesse ruotare, distanziandosi dai punti fissi dove si sarebbe dovuto appoggiare. Il ponte, poi ricostruito, è stato riaperto 15 mesi dopo, il il 22 giugno del 2018.

Le società

Il pm titolare dell'inchiesta, Irene Bilotta, ha chiamato in causa ingegneri, capi cantiere, responsabili della sicurezza, del procedimento, manager e progettisti, appartenenti alle quattro aziende, coinvolte per violazioni amministrative: Autostrade per l'Italia (Aspi) e Spea Engeneering, (committenti dei lavori) Pavimental (appaltante) e Delabech (subappaltatrice).

Rinviati a giudizio

Tra i rinviati a giudizio i due ingegneri responsabili del procedimento per Autostrade, Giovanni Scotto Lavina, di Roma, con l'accusa di aver omesso di verificare l'idoneità del piano di sicurezza; Guido Santini (Roma), Sergio Paglione (Campobasso), responsabile del procedimento e lavori fino al 2014 per Autostrade per l'Italia. Per la Pavimental a processo l'amministratore delegato Franco Tolentino (Roma), Alberto Di Bartolomeo (Roma), rappresentante dell'appaltatore, Vittorio Banella (Varese), direttore di cantiere, Gennaro Di Lorenzo (Napoli), direttore tecnico e Pierpaolo Cappelletti (Spoleto), capo cantiere.

Per la società di progettazione lavori, Spea Engeneering, rinvio a giudizio per Raffaele Ricco (Cisternino), progettista, Alberto Selleri (Bologna), progettista e ingegnere direttore tecnico, Giuseppe Giambalvo (Palermo), progettista e ingegnere del progetto esecutivo, il direttore dei lavori Francesco Morabito (di Milano ma residente a Civitanova Marche), e Francesco D'Alterio (di Aversa, residente a Mondolfo), coordinatore per sicurezza e salute. Infine per la Delabech, l'azienda che stava eseguendo i lavori, sono imputati l'amministratore unico Riccardo Bernabò Silorata (Napoli), Stefano Lazzerini (Grosseto), socio, Luigi Ferretti (Figline Valdarno), direttore tecnico del cantiere, Nicola Chieti (Cerignola), capo cantiere e Roberto Marnetto (Roma), progettista.