Ponte crollato in A14, due ipotesi per spiegare il disastro

Oggi summit degli investigatori. Intanto la zona diventa meta di tanti curiosi

Il ponte crollato subito dopo la tragedia (Antic)

Il ponte crollato subito dopo la tragedia (Antic)

Ancona, 13 marzo 2017 - Un'errata inclinazione del cavalcavia, oppure un errore nel posizionare le pile, ossia i sostegni provvisori che servivano a mantenere la distanza in altezza tra il ponte e i piloni sottostanti. Sono due ipotesi che potrebbero spiegareil crollo del ponte sulla A14, costato la vita ai coniugi Diomede (ieri il funerale: guarda le foto)

Stando allo stato del cantiere al momento del disastro, erano ancora in tensione i martinetti, i congegni utilizzati per sollevare il ponte rispetto al pilone sottostante. Questa circostanza contraddice quanto affermato dagli operai, che avevano riferito che la fase di innalzamento era terminata e che in cantiere si stava procedendo allo smantellamento delle attrezzature. «I miei colleghi – aveva affermato un altro operaio della Delabech – avevano finito, stavano togliendo i tubi dei martinetti. Il lavoro era terminato prima della pausa pranzo».

Tra l'altro, da quanto sembra emergere, non era stata ancora raggiunta l’altezza necessaria ad adeguare il ponte al nuovo livello della strada, che si era innalzato dopo la realizzazione della terza corsia. L’azienda doveva sollevare il cavalcavia di 30 centimetri, per arrivare a un’altezza di 5,10 metri. Gli addetti della Delabech erano al lavoro sul lato del ponte vicino all’azienda Tontarelli, lungo la corsia sud. L’ipotesi è che, su questo lato, il sollevamento del cavalcavia non fosse stato ancora completato.

Per spiegare il crollo, si potrebbe ipotizzare che gli operai abbiano compiuto una manovra errata, eccedendo nell’inclinazione del cavalcavia rispetto all’altro lato, oppure che sul versante opposto le pile non fossero state posizionate correttamente: la pressione esercitata con il sollevamento nel lato opposto avrebbe fatto sbilanciare il ponte, che sarebbe scivolato sul versante in cui erano al lavoro gli operai. L’azienda, cui il lavoro era stato appaltato da Pavimental, società controllata da Autostrade, aveva eseguito lo stesso intervento su altri ponti senza che vi fossero incidenti e il lavoro era considerato di routine.

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Tanto la dinamica, quanto le attrezzature utilizzate, saranno esaminate dal consulente della Procura, il professor Luigino Dezi, attraverso l’esame dei materiali, della documentazione riguardante gli appalti, dei verbali degli ispettori dell’Asur e degli agenti della Polstrada, guidati dal dottor Alessio Cesareo. Oggi investigatori e inquirenti faranno un summit per confrontare gli elementi raccolti.

L’area del disastro è intanto diventata meta di curiosi: anche ieri, approfittando della bella giornata, alcune persone hanno raggiunto in auto, in bicicletta e a piedi il tratto ‘menomato’ della provinciale 10, che ora si affaccia a strapiombo sull’autostrada. A tenere tutti lontani dal luogo del disastro, posto sotto sequestro dal pm Irene Bilotta, gli operai di un’azienda incaricata dalla Pavimental, che presidiano tanto l’accesso dalla rotatoria di Crocette, tanto quello della Direttissima del Conero.

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