Il G7 Salute è alle porte e Ancona è un brulicare di squadre di operai intenti al restyling. Un’operazione usuale per la città che affonda le sue origini nella notte dei tempi quando Ancona si rifaceva il look, a spese del Comune e delle nobili famiglie, ogni qualvolta il pontefice o un sovrano vi si recava in visita. La città doveva apparire in tutta la sua bellezza. Perché Ancona è sempre stata bella e lo è ancora oggi. Basta parlare con uno dei sempre più numerosi turisti in transito per la città per averne la riprova. I problemi sono altri. "Ce ne vorrebbero di questi eventi" ha detto al Carlino Aldo Roscioni che ieri ci ha invitato a passeggiare al porto in un percorso che fa spesso in questi giorni di riabilitazione. Roscioni è l’imprenditore che a Portonovo ha fatto risorgere il Fortino napoleonico dalle macerie in cui era negli anni ’50/60’ per farlo divenire una delle strutture ricettive più belle delle Marche ed è molto legato alla città e al suo porto che lo ricordiamo contiene il 70% dei beni storici architettonici di Ancona. "L’auspicio è che gli illustri personaggi non abbiano idea di venire a fare una passeggiata da questi parti – ha proseguito – perché la situazione è veramente triste". Partendo dal balcone della Loggia dove dal XV secolo i mercanti seguivano l’attracco delle loro navi, per vederlo invaso da erbacce murali che deformano l’architettura. Erbacce che ricoprono come una foresta impenetrabile i resti del porto di Traiano, sicuramente uno dei siti archeologici più importanti della regione e da tempo abbandonato all’incuria. Se piccoli alberi e rovi soffocano queste pietre romane, folti cespugli di capperi ricoprono, sino a raggiungere la base, le mura trecentesche del porto. Tra le più antiche vestigia medioevali della città questo tratto di mura era un tempo praticamente sull’acqua da cui si separava con un moletto di attracco cui si accedeva dalle varie portelle. Una di quelle sopravvissute, ve ne sono rimaste solo quattro, la portella Torriglioni risalente al XV secolo è da anni inglobata in una impalcatura in attesa di restauro ed oggi è completamente avvolta dalle erbacce che hanno coperto anche il cartello turistico che ne indica il nome e il secolo di costruzione.
Camminando oltre, Roscioni ci ha segnalato un altro obbrobrio: il palo di metallo che si staglia accanto alla Porta Clementina. Palo di cui l’Autorità portuale ha già comunicato la rimozione ma che ancora oggi trafigge in un sol colpo l’arco Clementino, l’arco di Traiano e la Cattedrale di san Ciriaco. Proseguendo nel percorso portuale si è giunti sino alla base della settecentesca Lanterna, quel che resta dopo il bombardamento piemontese del 28 settembre del 1860. Una base che si sta lentamente disfacendo sotto le intemperie e che in un lato è divenuta anche deposito di container e gru varie. I racconti dei visitatori che nei secoli descrissero Ancona riportano in più occasioni che quando si giungeva dal mare la città appariva in tutto il suo splendore con le mura che si specchiavano nelle acque del porto e che i raggi del sole al tramonto facevano sembrare d’oro. Oggi cosa scriverebbero?