Pronto soccorso Ancona, anarchia e attesa di 10 ore

Notte da incubo a Torrette: regole anti Covid non rispettate, in sala anche persone non autorizzate, urla e minacce al personale

Anche ieri pomeriggio la situazione attese era pesante ma tutti indossavano la mascherina

Anche ieri pomeriggio la situazione attese era pesante ma tutti indossavano la mascherina

Ancona, 11 luglio 2020 - Assembramenti in pronto soccorso a Torrette nella notte, decine di visitatori fuori controllo non hanno rispettato le misure di sicurezza alzando il rischio contagio. I tempi più duri della pandemia da Sars-Cov2 sembrano ormai così lontani, la popolazione ha dimenticato il rispetto delle regole. I cosiddetti ‘eroi’ sono tornati a svolgere il ruolo di punching ball da accusare per attese e presunti disservizi. Persa la memoria, cancellato il rispetto verso i sanitari che hanno limitato i danni della pandemia.

Quanto accaduto nella notte tra giovedì e ieri ha rasentato il paradosso, con il personale del pronto soccorso costretto a rivolgersi prima al sistema di sorveglianza e poi a quello di vigilanza delle guardie giurate per tentare di riportare l’ordine. Atmosfera resa ancora più incandescente a causa delle lunghe attese provocate da una serie di emergenza, attese che hanno sfiorato le 10 ore per alcuni pazienti con codice verde. Nonostante si tratti dell’unico reparto ospedaliero che non potrà essere considerato Covid-free (l’ultimo caso positivo, un pensionato da una casa di riposo di Ancona, è arrivato pochi giorni fa) fino a quando non cesserà lo stato di emergenza, i visitatori hanno infranto qualsiasi norma.

Tra le 23 e le 2 del mattino si sono vissute scene di totale anarchia, costringendo il personale, già oberato di lavoro, ad intervenire su un settore di non sua competenza. In periodo Covid il regolamento parla chiaro: in sala d’attesa sono ammesse soltanto le persone che devono essere curate, gli accompagnatori devono tornare a casa o aspettare all’esterno.

Quando il personale del reparto e poi la guardia giurata hanno evidenziato questo punto gli animi si sono accesi e nessuno dei presenti ha voluto lasciare l’area dove ad un certo punto si sono accalcate almeno 70 persone. Comportamenti censurabili e passibili di sanzioni, perdita totale di senso civico, urla, minacce, espressioni sopra le righe, turpiloquio, ma soprattutto elevato rischio di contagio sia a causa dell’estrema vicinanza tra sconosciuti che dallo scarso uso di mascherine. Lo spazio del ps, dopo la riorganizzazione post-emergenza pandemica, si è ridotto.

La direzione sanitaria ha fatto erigere un incomprensibile muro di collegamento con l’uscita posteriore della clinica di rianimazione che ha tolto ampiezza. Inoltre parte dell’area box resta ancora ‘zona Covid’, dedicata ai casi sospetti che quotidianamente si presentano con stati febbrili e sintomi dettagliati. La direzione ospedaliera non si è premurata di ordinare l’afflusso di pazienti e accompagnatori nel reparto maggiormente esposto, così come non ha pensato di mettere anche lì dei termoscanner o dei tornelli per limitare l’accesso soltanto ai pazienti.