Punizioni e percosse dal patrigno a 11 anni. "Ho capito tutto a una lezione nel bosco"

A cambiare la v ita della bambina è stato il comandante della stazione Conero: "Mi faceva domande sui numeri da chiamare per aiuto"

L’uomo è accusato di maltrattamenti in famiglia: la bambina era stata affidata alla nonna

L’uomo è accusato di maltrattamenti in famiglia: la bambina era stata affidata alla nonna

Ancona, 18 giugno 2021 - A far partire le indagini che hanno poi permesso alla Procura di formulare il reato a carico del patrigno della bambina di 11 anni è stato il maresciallo Andrea Visconti. Con discrezione ha lasciato parlare la minore acquistando la sua fiducia. Maresciallo Visconti ci parli di quel giorno. "Avevo intrattenuto un gruppo di bambini parlando loro del bosco e prima che l’11enne mi parlasse non avevo notato nulla di strano. Era una bambina molto dolce nei modi. Finita la passeggiata, durata due ore, ho iniziato a fare delle domande ai partecipanti, ho chiesto loro cosa avrebbero fatto se si fossero persi nel bosco, chi avrebbero chiamato. A fine lezione lei si è avvicinata a me e mi ha chiesto: "se devo chiamare qualcuno che mi aiuti posso fare il 911?". Mi è sembrata una domanda singolare perché è un numero di emergenza americano che forse però aveva visto in qualche serie televisiva. Io le risposi che c’erano altri numeri per le emergenze qua ma lei ha continuato a chiedere dicendomi come poteva far allontanare da casa una persona che aveva preso molte denunce". Ha intuito che qualcosa non andava? "Sì. Le ho chiesto se aveva dei problemi e lei rispose che la mamma aveva un convivente, che era una persona buona ma diventava violenta e mi disse "non ce lo voglio a casa, puoi fare qualcosa per aiutarmi?". Credo che avendomi visto in uniforme ha pensato che poteva fidarsi di me. A volte con una persona estranea si riesce a dire più cose". Le ha raccontato cosa aveva subito? "Mi ha detto che il compagno della madre le aveva rotto il collo e lei aveva dovuto portare il collarino per sei mesi. Poi mi disse chi era e come riconoscerlo su Facebook. Mi raccontò anche che aveva una pistola, che lei l’aveva vista e presa in mano". Lei come ha reagito a questi racconti? "Senza entrare nel merito delle confidenze della bambina, che ho tenuto per me quel giorno, ho chiesto agli educatori se era una bambina che aveva problemi e loro mi dissero solo che abitava con la nonna e non con i genitori ma che a loro non aveva mai detto nulla". Ha mai avuto il dubbio che non dicesse la verità? "Può succedere di averne ma il mio lavoro mi porta a rispettare il principio di prevenzione quindi ho agito come in un vero codice rosso, quello che tutela le vittime femminile dalle violenze e la mattina successiva ho inviato la segnalazione in Procura. Il mio compito era segnalare. Dopo non ho saputo più nulla del caso se non quando mi hanno chiamato in tribunale a testimoniare". Ha più rivisto quella bambina? "Sì l’estate dopo e gli educatori mi dissero che era migliorata, più socievole, più sorridente". Ha pensato che è stato anche grazie a lei? "No, ho pensato che si trovava bene al centro estivo e che magari era solo diventata più grande, era cresciuta. Adesso spero stia ancora meglio, che non abbia più problemi e migliorino le condizioni di tutta la famiglia perché è auspicabile che i figli crescano con i genitori non con i nonni".