"Quei lavori mai fatti sugli argini" E i carabinieri piombano in Regione

La Forestale acquisisce documentazione per l’inchiesta della Procura: sono due i filoni di indagine. Il sindaco di Senigallia intanto attacca: "In tutti questi anni è stato fatto poco". Ceriscioli: "Troppa burocrazia"

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di Marina Verdenelli

Carabinieri in Regione a caccia di documenti utili che serviranno a ricostruire gli eventi e a chiarire se dietro l’apocalisse di acqua che ha piegato Senigallia, il suo hinterland e il Pesarese, è stato fatto quanto dovuto e possibile o se ci siano responsabilità anche da parte di uffici e dirigenti. Per ora i militari, andati sia ieri mattina che già nella giornata di venerdì, nella sede della Protezione Civile regionale e non solo, praticamente a poche ore dall’alluvione che conta morti, feriti, dispersi e centinaia di sfollati rimasti senza casa, si sono limitati ad acquisire carte. Non ci sono sequestri in atto e la Procura di Ancona procede ancora contro ignoti nel fascicolo aperto per inondazione colposa e omicidio colposo plurimo. Ai due reati già ipotizzati potrebbe aggiungersi anche quello di lesioni personali colpose visti i feriti finiti negli ospedali cittadini. Le indagini, affidate ai carabinieri del Nucleo Investigativo e ai carabinieri forestali, sono coordinate dal procuratore aggiunto Valentina D’Agostino e dalla pm Valeria Cigliola. L’inchiesta verte su due filoni distinti. Uno che mira a capire se la macchina dei soccorsi messa in atto ha funzionato, visto che l’allertamento alla popolazione non c’è stato (i bollettini meteo davano allerta gialla) e l’altro sulla manutenzione del territorio, che servirà a rilevare eventuali responsabilità e negligenze negli interventi sul corso e argini dei fiumi a partire dagli alberi. Proprio a giugno scorso una inchiesta dei carabinieri forestali, relativa alla pulizia di alcuni tratti fluviali affidate a ditte che avrebbero tagliato la vegetazione un po’ troppo per ricavarne biomasse combustibili da rivendere, aveva portato all’arresto di un funzionario della Regione, Euro Lucidi, senigalliese, e ad indagare a piede libero altri altri 4 funzionari regionali per corruzione, turbativa d’asta, truffa, falso e rivelazione del segreto d’ufficio (l’inchiesta non è ancora chiusa). A tornare alla ribalta ora ci sono anche questioni già discusse dopo l’alluvione di Senigallia del 2014, che tocca interventi attesi da 30 anni. L’innalzamento degli argini e realizzazione di vasche di espansione. "E’ stato fatto poco – dice Massimo Olivetti, sindaco di Senigallia – opere urgenti e prioritarie anche nel 2009". I morti di questa ondata di maltempo sono tutti per la caduta del bacino del Misa, come nell’alluvione del 3 maggio 2014 (qui c’è un processo in corso a L’Aquila), anche se allora i Comuni erano stati informati dell’allerta giusta. Intanto su nove salme delle vittime trovate decedute, quelle recuperate fino a venerdì, la Procura ha disposto solo un esame esterno dei corpi, per ora nessuna autopsia. Un team di medici legali ha svolto gli accertamenti richiesti, comprese le tac alle vie respiratore per capire se la causa del decesso è stato l’annegamento. Al termine delle procedure le salme verranno restituite ai familiari. I carabinieri stanno procedendo anche a sentire le prime testimonianze degli alluvionati e nella giornata di oggi i forestali sorvoleranno con un proprio elicottero, bel tempo permettendo, le aree interessate per vedere lo stato degli argini dei fiumi sempre ai fini dell’inchiesta. La presenza in Regione dei carabinieri non ha turbato il clima. "Loro facciano il loro dovere, noi pensiamo a recuperare vittime e dispersi", ha commentato l’assessore Stefano Aguzzi con delega alla Protezione Civile.