Quelle case costruite vicino al fiume Nelle carte anche abusi mai sanati

Era lecito edificare in aree alluvionali? I carabinieri ieri mattina hanno prelevato documentazione in tutti i Comuni interessati dall’esondazione del Nevola, del Misa e del Sentino a iniziare da Ostra

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Perché non è stato dato alcun allarme per avvertire la popolazione della Valle del Misa dell’arrivo della piena? Il colore dell’allerta meteo era quello giusto? Come mai le opere di bonifica e di rafforzamento degli argini del fiume non sono state fatte? Sono questi gli interrogativi attorno a cui si sta concentrando l’attività degli inquirenti. Da qui dovranno uscire le risposte capaci di spiegare ai familiari delle 10 vittime accertate e dei 2 dispersi, e a tutti quelli che hanno subito danni, cittadini, commercianti, artigiani e imprenditori, cosa è davvero accaduto giovedì scorsi. Sabato gli inquirenti sono piombati nella sede della Regione e ieri è partita l’analisi dei documenti contenuti nelle stanze delle amministrazioni comunali coinvolte. I carabinieri, incaricati dei sopralluoghi e degli eventuali sequestri, tuttavia, non si sarebbero limitati soltanto ad acquisire materiale probatorio seguendo i due filoni principali, ossia allertamento e manutenzione dei fiumi. C’è una terza parte d’indagine, molto più complessa da ricostruire, ma che potrebbe rilevare sorprese. Stiamo parlando dell’assetto urbanistico dei singoli comuni coinvolti. Era lecito costruire nuove case e palazzine in determinati punti del territorio, in particolare quelli più prossimi al fiume e in aree alluvionabili? Appartamenti, garage, ambienti semi-interrati, gli stessi dove almeno la metà delle vittime ha trovato la morte. Non è da escludere che nel corso delle vecchie legislature, con particolare attenzione a quelle degli ultimi trent’anni, non siano stati dati dei permessi a costruire in maniera un po’ troppo morbida. Nelle carte sequestrate ci potrebbero essere notizie legate a eventuali abusi mai sanati o condoni concessi senza le opportune verifiche, magari in deroga al Piano regolatore del Comune. Il fiume non ha retto, questo è evidente, ma se non si fosse costruito così vicino a esso e in modo così dissennato il bilancio sarebbe stato così pesante?

Intanto i carabinieri forestali dalla prima mattinata di ieri si sono presentati nel Comune di Ostra, che ha contato 4 delle 11 vittime sinora accertate. I militari sono arrivati per acquisire documentazione utile alle indagini, a caccia di carte e documenti relativi a lavori disposti per la manutenzione dell’asta fluviale del Misa, se sono stati fatti e come, o se non sono stati fatti. L’acquisizione è proseguita in contemporanea anche negli altri Comuni interessati dall’alluvione, da Senigallia a Barbara. I militari andranno avanti nei prossimi giorni. I carabinieri del Nucleo Investigativo sentiranno anche, a sommarie informazioni, i tecnici e personale preposto alla salvaguardia del fiume, e cominceranno a sentire la popolazione alluvionata.

Pierfrancesco Curzi