Ramadan imposto dal papà, il giudice: "Figlio 13enne, decide la mamma"

La donna non musulmana si è rivolta al tribunale di Ancona che, prima volta in italia, ha accolto il ricorso "L’osservanza dell’obbligo del digiuno rischierebbe di debilitare il minore" c’è scritto nel provvedimento

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Stop al Ramadan per il figlio 13enne. La decisione, prima del suo genere in Italia perché tocca il tema del diritto alla salute in relazione alle prescrizioni religiose, è stata presa dal Tribunale civile di Ancona che ha accolto, in via d’urgenza, il ricorso che una mamma ha presentato tramite gli avvocati Andrea Nobili e Bernardo Becci. Adesso sarà la donna a decidere per il figlio, in via esclusiva e anche in assenza del consenso dell’altro genitore, fino all’udienza che il giudice Alessandro Di Tano ha fissato più avanti e nella quale sentirà il 13enne. Dopo la sua audizione lo stesso giudice deciderà se confermare, revocare o modificare il provvedimento. Per la mamma, un’italiana, il figlio si stava debilitando per via del digiuno che osservava già da nove giorni ed era preoccupata per il suo benessere psicofisico. Il 13enne, che vive nell’Anconetano, infatti è prossimo agli esami e il rituale di non mangiare stava pesando sul suo rendimento scolastico. A portarlo verso il Ramadan è stato il padre, di religione islamica, anche se l’uomo non vive più in famiglia. La coppia infatti, dopo un matrimonio civile, si è separata ma entrambi hanno l’affido condiviso del minore che è rimasto a vivere in casa con la madre. Il padre si trova all’estero ma stando alla donna riuscirebbe comunque a esercitare una forma di condizionamento nel figlio.

Il Ramadan quest’anno è iniziato il 2 aprile scorso e terminerà il 2 maggio. Così a pochi giorni dall’inizio del digiuno la mamma del minorenne ha presentato istanza dove chiedeva che il figlio "non sia sottoposto alla pratica religiosa del digiuno durante il Ramadan". Il rigoroso rispetto delle prescrizioni del rito religioso impone il divieto di nutrirsi e di dissetarsi durante le ore del giorno consentendo solo bevante e pasti notturni. A portare il giudice ad accogliere in via d’urgenza il ricorso della donna è stato il fatto che tra poche settimane il 13enne affronterà l’esame di Stato "sicché l’osservanza dell’obbligo di digiuno rischierebbe di debilitarlo, compromettendone salute e rendimento scolastico". Stando al ricorso presentato dalla madre il figlio salta la colazione, il pranzo, consuma pasti solo dopo le ore 21 rischiando un grave pregiudizio alla propria salute per calo di zuccheri e fatica ad eseguire i compiti e a studiare.

Sempre secondo la madre in tali circostanze viene anche sconsigliata l’attività sportiva onde evitare svenimenti. Il giudice ha tenuto conto anche del parere dell’Associazione degli Imam e delle Guide religiose in Italia in merito al digiuno dei bambini nel mese del Ramadan dove si stabilisce espressamente che "per gli adolescenti che sono in età di obbligo religioso il digiuno è dovuto salvo che tale pratica li debiliti o arrechi loro danni alla salute o al rendimento scolastico, specie nel periodo degli esami, in tal caso è possibile interrompere il digiuno con la possibilità di recuperare i giorni persi durante l’anno".

Marina Verdenelli