Ancona, giallo Renata Rapposelli, ipotesi avvelenamento. Il figlio: "Sono distrutto"

Parla anche l'avvocato che l'ha seguita per due anni

La pittrice scomparsa, Renata Rapposelli

La pittrice scomparsa, Renata Rapposelli

Ancona, 18 novembre 2017 - Messo sotto pressione dal rapido susseguirsi di perquisizioni, sequestri, analisi scientifiche, si sfoga in trasmissione a «La vita in diretta» Simone Santoleri. Al giornalista Max Franceschelli e a milioni di telespettatori ha confidato di vivere un momento «impossibile, massacrante al massimo». Simone, accusato di aver ucciso la madre Renata Rapposelli e di averne occultato il cadavere in concorso con il padre, ha ribadito di non conoscere l’area di campagna di Tolentino in cui è stato rinvenuto il corpo di Renata venerdì scorso. «Da quello che ho saputo, il gruppo di preghiera (della madre) si trova da quelle parti».

Quanto al suo telefonino, che risulta essere stato spento proprio il 9 ottobre, giorno della visita della pittrice, in contemporanea con quello della donna e del padre Giuseppe, «si tratta probabilmente di una sim che non ho più utilizzato. Ho un altro numero che quel giorno ho usato regolarmente». Per gli inquirenti, l’ipotesi è che Simone e il padre Pino abbiano avvelenato Renata il giorno stesso della visita a Giulianova, poi l’abbiano avvolta in coperte o lenzuola e trasportata a Tolentino. Questo, almeno, è quanto si legge nei decreti di perquisizione e sequestro. Una triste fine, quella ipotizzata dal pm Andrea Laurino, per la 64enne di Ancona, che stando all’avvocato Carmela Augello, sua legale per ottenere l’assegno di mantenimento, aveva da poco ritrovato un po’ di serenità. «Renata ne aveva passate tante – dice – ma da circa un anno aveva ottenuto quella casa dal Comune e adesso aveva la prospettiva di una pensione». L’avvocato Augello ha visto Renata Rapposelli l’ultima volta il 10 settembre. «Trovare un alloggio non è stato facile – racconta –. Prima di trasferirsi in via della Pescheria Renata per circa due mesi era stata ospite delle suore, poi trasferita per quattro mesi a Torrette, in un appartamento in condivisione con una famiglia musulmana: proprio la religione era stata motivo di divisioni con Renata, fervente cattolica».

Dopo tanto peregrinare, finalmente la sistemazione in via della Pescheria, senza termine di scadenza. La 64enne non aveva più il cruccio di una sistemazione, ma con l’assegno di mantenimento di 200 euro non riusciva comunque a pagare le utenze. Potrebbe aver dunque preso in considerazione la proposta, riferita alla Tv da Simone Santoleri, di tornare a vivere sotto lo stesso tetto con il figlio e l’ex marito, avanzata proprio da Pino. «Con i familiari – riferisce l’avvocato Augello – i rapporti non erano compromessi. Si sentivano regolarmente e, anche se non si frequentavano, il suo pensiero era sempre rivolto ai figli. Con la figlia, in particolare, il legame era stato riallacciato circa un anno fa e anche questo la rendeva felice». Quando è stata denunciata la scomparsa di Renata, «ho pensato che fosse inspiegabile. La speranza che fosse ancora viva era davvero flebile perché non avrebbe avuto motivo di sparire. Mai però avrei pensato che fosse finita così».