
Tra gli otto indagati anche un funzionario della Regione che è pure sindaco di un Comune del Maceratese
Avrebbero dovuto smaltire materiale organico, per lo più sterco di derivazione animale, confluito da aziende per la produzione di energia pulita ma il digestato, quello che rimaneva dopo la fermentazione (sia liquido che solido), sarebbe stato buttato lungo i tratti fluviali contaminando una vasta zona a ridosso del fiume Esino, l’ecosistema del fosso Petracci nell’area di Camerata Picena, e lo stesso fiume con i suoi affluenti causando anche la morte della fauna ittica per anossia. A lanciare i primi allarmi, che hanno fatto partire le indagini più di quattro mesi fa, confluite poi in due procedimenti distinti in mano alla Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona (la Dda), con i due pubblici ministeri Paolo Gubinelli e Andrea Laurino, è stata l’Arpam con i consueti campionamenti per i controlli delle acque. Hanno trovato agenti inquinanti, in un pozzo di acqua potabile oggi non più bevibile, hanno trovato addirittura un aumento dei valori dei nitrati, che avrebbero distrutto una intera vallata fino all’Esino.
Tutto questo dal 2014 fino ad oggi, in barba alla logica dell’energia verde, per avere più profitti economici, che di green avrebbe avuto ben poco. Fatte del denunce sono entrati in azione i carabinieri forestali di Ancona, con il supporto dei colleghi dei reparti di Ascoli Piceno, Macerata e del parco dei Monti Sibillini che ieri mattina hanno eseguito il sequestro preventivo urgente di tre centrali di biogas, a Polverigi, Agugliano e Camerata Picena, più il sequestro di una stalla di bovini con sede legale a Morrovalle ma ubicata ad Agugliano.
In azione sono entrati 40 militari che hanno proceduto, sempre su richiesta della Dda, al sequestro di 223.200 euro di denaro. I sequestri sono stati eseguiti a carico di 8 persone, proprietari e soci delle centrali biogas e della stalla di bovini, e 4 società denunciati ed indagati a piede libero per attività organizzate per traffici illeciti di rifiuti, inquinamento ambientale e corruzione. Una delle 8 persone fisiche, accusata di corruzione, è un funzionario della Regione, un perito agrario, originario della provincia di Macerata e sindaco di un Comune della stessa provincia. In una intercettazione con il responsabile legale di una centrale biogas gli era stato promesso un regalo per sbloccare la domanda per trasformare la centrale di biogas a centrale di biometano perché più redditizia. Gli altri 7 indagati sono di tre province marchigiane, Ancona, Macerata, Ascoli e delle zone di Treviso e Roma. Sono proprietari, amministratori e consulenti tecnici degli impianti di produzione di biogas e dell’allevamento di bovini, accusati di aver gestito abusivamente, in quattro mesi, oltre 3.800 tonnellate di rifiuti quali liquame bovino, digestato liquido e solido, sversamenti anche con l’utilizzo di pompe ad immersione nei torrenti.
Sono in corso indagini per lo stato dei 500 bovini trovati nella stalla perché sarebbero in numero superiore rispetto alla capienza autorizzata e in precarie condizioni igieniche e di salute. Tutti, per massimizzare il profitto ottenuto dai contributi Gse per l’energia, avrebbero gestito gli impianti al di sopra delle possibilità di corretto smaltimento del digestato prodotto.