Rimorchiatore affondato, indagati armatore e comandante superstite

La Procura di Bari ha sequestrato il pontone trainato ieri mattina in porto. A caccia della scatola nera in mare

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di Alberto Bignami

Ci sono le prime due persone iscritte, come atto d’ufficio, sul registro degli indagati per il naufragio avvenuto mercoledì, intorno alle 21, del rimorchiatore Franco P. partito da Ancona con al seguito il pontone Ad3. La tragedia, a 53 miglia al largo di Bari. Tre i morti e due i dispersi per i quali sono ancora in corso le ricerche. L’avviso di garanzia è per il comandante del rimorchiatore, Giuseppe Petralia 63enne di Catania tuttora in ospedale e il legale rappresentante della Ilma di Ancona e armatore e proprietario del Franco P. e del pontone, Antonio Santini, romano di 78 anni. Il fascicolo aperto dalla Procura di Bari è infatti per concorso in naufragio e omicidio colposo plurimo.

Nel frattempo ieri intorno alle 8, l’Ad3 è arrivato al porto pugliese trainato dal rimorchiatore Paul. Gli 11 marittimi a bordo sono stati accompagnati in Capitaneria per essere ascoltati mentre il pontone è stato posto sotto sequestro probatorio. Il pontone viaggiava infatti a traino del Franco P. e il decreto di sequestro riguarda anche quest’ultimo, seppur si trovi a mille metri di profondità. All’interno vi è inoltre la scatola nera ma il recupero sarà impegnativo. Il sequestro, stando a quanto scritto sul decreto, è necessario "Per accertare la dinamica dell’affondamento del rimorchiatore e il rispetto della normativa sulla sicurezza dei passeggeri e dell’equipaggio a bordo dell’unità nautica. Si rende necessario procedere con il sequestro dell’imbarcazione (rimorchiatore e galleggiante) e di tutti gli strumenti e la documentazione presenti a bordo. Tale sequestro - prosegue - si rende necessario in quanto si devono ricostruire sia le circostanze del naufragio sia le dinamiche relative alle operazioni di evacuazione e salvataggio delle persone a bordo del convoglio sia le eventuali responsabilità di coloro che erano deputati a coordinare dette attività, sia il rispetto della normativa sulla sicurezza dei passeggeri e dell’equipaggio a bordo della unità navale in oggetto. Nello specifico, si devono effettuare i rilievi e gli accertamenti tecnici volti a riscontrare le dichiarazioni che nel corso delle indagini saranno rese dalle persone informate sui fatti, sulla gestione delle operazioni di imbarco e sulle modalità con le quali si è verificato il danneggiamento dell’imbarcazione che ha causato il naufragio del rimorchiatore Franco P".

Dunque, i membri dell’Ad3 sono stati raggiunti prima dello sbarco dagli uomini della polizia giudiziaria per poi essere condotti in Capitaneria dove la Guardia Costiera conduce un’indagine amministrativa parallela che vede "l’inizio della fase investigativa" ha detto l’ammiraglio Vincenzo Leone. Tutti i componenti l’equipaggio si trovano in buone condizioni di salute mentre per i famigliari dei marinai deceduti è a disposizione il supporto psicologico della Croce Rossa. Al momento, per cercare di fare un minimo di chiarezza sulla tragedia, si confida dunque nelle testimonianze dei marinai dell’Ad3, unici testimoni oculari dell’affondamento nonostante si stesse viaggiando di notte e a distanza. Il pontone è infatti una sorta di zattera senza propulsori, che viene solo trainata. La testimonianza principe sarà però quella del comandante del Franco P. non appena le sue condizioni di salute glielo permetteranno. L’uomo è l’unico superstite, messo in salvo da una motonave croata accorsa in aiuto una volta raccolto l’Sos. Il comandante è stato trovato in mare, con il giubbotto di salvataggio che emetteva in automatico una lucina verde. L’unica avvistata al largo; cosa che lascia presumere che gli altri non solo non abbiano avuto il tempo di salire sulle scialuppe di salvataggio, ma nemmeno di prendere i giubbotti.