Roberto Mancini a Jesi: "La felicità? Tornare a casa, tra la mia gente"

L’allenatore azzurro prima del bagno di folla: "Resto sempre lo stesso che sognava da bambino. Abbiamo fatto gioire tutta Italia"

Il ct Roberto Mancini a Jesi accolto dai piccini

Il ct Roberto Mancini a Jesi accolto dai piccini

Jesi (Ancona), 16 settembre 2021 - Mezz’ora prima del bagno di folla nel palasport di casa, il ct della nazionale italiana, Roberto Mancini, incontra i rappresentanti della stampa nella sua Jesi. Ufficialmente una conferenza organizzata con il beneplacito della Federazione. All’atto pratico si rivelerà una chiacchierata, amichevole e non poteva essere altrimenti, tra jesini e appassionati di calcio. E anche i rappresentanti della stampa nazionale si adeguano al clima familiare che la sola presenza di una persona schietta come il ct riesce a creare. Jesi, i personali trascorsi giovanili, la famiglia, la Marche, gli argomenti all’ordine del giorno.

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"Cos’è la felicità? – a domanda risponde Mancini – è fare il lavoro che ami, tornare a casa dopo tanti mesi e ritrovare un minimo di normalità, stare con la tua gente, ritrovare la famiglia e gli amici". In mattinata la pedalata in giro per le colline del Verdicchio e l’incontro con gli amici dell’associazione intitolata a Michele Scarponi, lo sfortunato corridore scomparso tre anni fa in circostanze tragiche. E uno sguardo compiaciuto al murales che da qualche giorno fa bella mostra nella casa dove è nato. "Mi è piaciuto", ha detto. 

Dalla scorsa primavera Roberto Mancini è entrato nelle case degli italiani non solo come commissario tecnico, vincente, della Nazionale, ma anche come testimonial della Regione Marche, onere ed onore toccato in passato a Valentino Rossi e Valentina Vezzali (il presidente Acquaroli presente alla serata). "La nostra è una regione bellissima, ricca di arte, di monumenti, di storia, di magnifici paesaggi, di persone perbene e dove si mangia molto bene!".

Cosa si prova ad essere l’allenatore di una squadra che, lo abbiamo toccato con mano la scorsa estate, ha conquistato i cuori degli italiani e ha fatto felici milioni di nostri connazionali, compresi i tanti residenti all’estero? "Una grande gioia e la consapevolezza di trasmettere quel senso di appartenenza che è insito in noi italiani. Ne abbiamo parlato spesso con i giocatori, l’obbiettivo comune era fare qualcosa di speciale per i nostri tifosi, sapere di avere alle spalle il sostegno di una intera nazione è stata una molla che ci ha spinto verso traguardi che molti pensavano fossero irraggiungibili".

E cosa resta, chiedono i cronisti, del ragazzino partito da qui tanti anni fa con una valigia piena di sogni?  "Non cambia nulla, resti sempre lo stesso perché i ricordi da bambino sono sempre vivi e attuali e nessuno te li può togliere". Non sono mancate domande di ordine prettamente tecnico riguardante l‘utilizzo dei giocatori italiani ("ce ne sono tanti e molto bravi") o l’ipotesi di un campionato del mondo ogni due anni ("penso sia bello così noi ora dobbiamo pensare solo al prossimo di mondiale").

E sulle responsabilità del ct: "E’ un grande onore, l’età non conta: e se riesci a vincere, anche meglio". Un messaggio ai marchigiani? "Sono contento se li abbiamo resi felici e li ringrazio per l’affetto che continuano a dimostrarmi. Attenzione, però non dimentichiamo i meriti della squadra, alla fine le partite le vincono i giocatori".