
di Raimondo Montesi
E’ una mostra di grande interesse culturale quella che verrà inaugurata sabato (ore 17.30) alla Galleria d’Arte Puccini di Ancona, in via Matteotti.
"Roma70", questo il titolo, è una collettiva ideata dal direttore Paolo Benvenuti, che si pone in ideale continuità con le diverse esposizioni che hanno celebrato e ricostruito il clima, gli aneliti e gli aspetti peculiari di un decennio storico-artistico di straordinaria portata.
La mostra, realizzata grazie alla collaborazione dell’associazione culturale Marcantoni di Pedaso, permetterà di ammirare tredici opere grafiche che offrono una significativa panoramica degli artisti italiani e non che gravitano freneticamente intorno al polo culturale dell’Urbe.
Una situazione, quella delle gallerie d’arte romane di quegli anni, che restituisce tutta la complessità, il coraggio espositivo e l’apertura del momento storico alle istanze artistiche americane, francesi, italiane e si fa accogliente bacino di ricerche svincolate e diversificate e talvolta di opere impermanenti, che forse per la prima volta scendono dalla parete e accadono.
A fianco dalla nuova vicenda performativa tuttavia gli anni ’70 non temono i ritorni alla pittura e all’incisione, pratiche che conferiscono profonda identità alla figura dell’artista.
Ed ecco che anche oggi la ‘Puccini’ e la ‘Marcantoni’ si fanno testimoni della voce di alcuni artisti che hanno alloggiato nei monumentali spazi di Sargentini, di De Martiis, di Liverani e che albergano ora ad Ancona con opere che si presentano al pubblico nella loro eterogeneità.
Accolgono il visitatore il lirismo acre e venato di pietà proprio di Renzo Vespignani; il richiamo ricercato al gruppo Forma1 nella composizione in bianco e nero di Piero D’Orazio, che catalizza ancor più lo sguardo sullo studio della superficie spaziale nel segnare la cifra del grande sperimentatore del linguaggio aniconico; il racconto segnico di Guido Strazza; la nuova forma di comunicazione repellente e aggrovigliata di Cy Twombly; le sperimentazioni grafiche del grande ‘greco dell’Arte povera’ Jannis Kounnellis; le geometrie del Perilli; un’opera dell’impegnato pittore incisore Giuseppe Guerreschi; e poi Vettor Pisani, Giosetta Fioroni e le sue narrazioni emozionali; la semplice ed evocativa complessità del civitanovese Arnoldo Ciarrocchi; le evoluzioni grafiche di Emilio Greco e di Pericle Fazzini; e infine un tassello delle sperimentazioni di Giulio Turcato, che fa delle linee le energiche direttrici di un informale linguaggio.