Salvate nel sottopasso: chiedono i danni

Madre e figlia quattro anni fa rischiarono di morire bloccate dall’acqua, ora la vicenda è finita in tribunale: il Comune non vuole pagare

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Finirono nel sottopasso allagato, rischiando di annegare dentro la loro auto che si era riempita di acqua. Madre e figlia sono state a un passo dalla morte. Adesso chiedono i danni al Comune. In particolare la figlia, oggi 57enne, rimasta segnata per mesi per il trauma subito e costretta a dover buttare via la vettura, una Citroen Picasso.

E’ in corso al tribunale civile dorico la richiesta di risarcimento che le due donne non sono riuscite ad avere in via bonaria dall’ente. Madre e figlia erano rimaste intrappolate nel sottopasso di via Caduti del Lavoro, il 14 giugno del 2018. Ieri mattina sono stati sentiti i primi testimoni per ricostruire i fatti, e soprattutto per appurare lo stato dell’impianto semaforico. Al secondo piano si sono presentati anche gli assessori Paolo Manarini e Sfetano Foresi, chiamati dal giudice a riferire per le rispettive competenze ma alla fine solo Manarini è stato sentito insieme anche al personale di Anconambiente che si occupa proprio dell’impianto semaforico.

"La mia cliente ha dovuto demolire la sua automobile dopo quell’episodio – ha spiegato l’avvocato Marco Micucci che tutela la 57enne – e per tre mesi è stata molto male a causa dello choc subito, ancora oggi ne porta le conseguenze".

Era mattina quel giorno di quattro anni fa e il maltempo si era abbattuto sulla città allagando le strade. Una bomba d’acqua che aveva portato diversi disagi e per i quali il Comune aveva anche provato a chiedere alla Regione lo stato di calamità. Madre e figlia erano in via Caduti del Lavoro e prima di prendere il sottopasso avevano visto che il semaforo era lampeggiante e non rosso, che avrebbe indicato il pericolo di attraversarlo. Così avevano proseguito la marcia ma appena arrivate in fondo l’acqua era già alta e l’automobile si spense e loro rimasero lì con le portiere bloccate e i finestrini un po’ aperti.

L’acqua iniziava a riempire l’abitacolo ma non avevano possibilità di uscire. Una pattuglia della polizia passò di lì e fu la loro fortuna. Gli agenti notarono l’auto quasi sommersa e si tuffarono per vedere se c’erano persone a bordo. Fu rotto un vetro e le due donne furono portate in salvo.

La richiesta di risarcimento è di 9mila euro di cui 6 sono prettamente per il valore della vettura che è stata buttata via perché l’acqua l’ha resa inutilizzabile e non riparabile. "Il galleggiante che avrebbe dovuto segnalare l’acqua al semaforo non ha funzionato – ha sottolineato l’avvocato Micucci – tanto che dopo il Comune, con una determina, ha fatto sostituire quegli impianti. Era un semaforo acceso sì, passava la corrente, ma non ha fatto la funzione che doveva, avvisare del pericolo. Avevamo fatto una richiesta danni bonaria ma il Comune ce l’ha respinta quindi eccoci in tribunale". Prossima udienza il 10 ottobre quando sarà sentita la 57enne che era alla guida. Il Comune è rappresentato dall’avvocato Piero Novelli.

Marina Verdenelli