San Domenico chiusa dalla scossa di novembre

Mai riaperta una delle chiese più belle e importanti della città, il Carlino è entrato insieme a padre Olmi: "C’è bisogno di sicurezza"

Migration

San Domenico, una delle più belle e importanti chiese di Ancona è ancora chiusa dopo la scossa di terremoto che ha colpito la nostra regione lo scorso 9 novembre. Nel pomeriggio di ieri il Carlino l’ha visitata prima del sopralluogo che sarà eseguito dai tecnici del Comune e della Soprintendenza, la prossima settimana. "Dopo la scossa - ci ha detto il padre Domenicano Alberto Olmi - sono subito venuti dei tecnici i quali ci hanno consigliato di chiudere la chiesa. I danni non sembravano ingenti ma è fondamentale garantire la sicurezza. Ora è necessario eseguire una più precisa valutazione per verificare lo stato, intervenire e metterla in sicurezza per poterla riaprire". Padre Alberto tiene a sottolineare l’importanza della chiesa nella città sia dal punto di vista religioso che culturale. Già nel 1253 vi era ad Ancona una chiesa dedicata a San Domenico e i Domenicani sono in città dal XVI secolo. L’attuale edificio del XVIII secolo, conserva al suo interno opere di grande valore artistico come la Crocifissione del Tiziano e l’Annunciazione del Guercino, le sculture di Gioacchino Varlè e di Sanzio Blasi. "Speriamo di aprirla quanto prima - prosegue padre Alberto - dopo aver svolto i lavori di messa in sicurezza, in attesa di eseguire gli ulteriori lavori di consolidamento della volta e in seguito quelli più consistenti che però richiedono tempi e finanziamenti di altro genere che al momento non sono così urgenti".

Il precedente sisma del 2016 aveva arrecato danni, sempre lievi, alla chiesa ed il Comune, che è proprietario dell’immobile, aveva provveduto con diversi interventi a mettere in sicurezza tutta la struttura. Nell’occasione fu posta una rete sotto la volta per fermare le eventuali cadute di intonaci e stucchi e una doppia fascia d’acciaio che avvolge esternamente e lega le pareti verticali dell’edificio. "Il Comune - ha sottolineato padre Alberto - ha sempre provveduto a questa chiesa. Certo è che dovrà esserci anche un accertamento della Soprintendenza proprio per l’aspetto storico e culturale dell’edificio e delle opere che esso contiene".

Se la chiesa è chiusa i Domenicani non hanno rinunciato alle celebrazioni che ora tengono in una stanza, all’ingresso posteriore in via Zappata, situata nella struttura del convento di più recente costruzione. "E’ una piccola stanza - ha detto padre Alberto - e la domenica anche se mettiamo le sedie nel corridoio dell’ingresso i posti non sono sufficienti per tutti. Vi è poi lo spettro Covid che non consente certo di ammassare la persone. Abbiamo bisogno di sapere quando la chiesa sarà nuovamente fruibile perché se restasse troppo tempo chiusa potremmo essere trasferiti altrove. Desidero ringraziare tutte le autorità competenti che ci hanno dimostrato da subito attenzione e interesse per la chiesa e la nostra presenza ad Ancona e i molti fedeli che si sono attivati e si sono dati da fare per noi sin dal primo momento".

Claudio desideri