Sequestrato in salotto: "Vogliamo solo i soldi"

La giornata di terrore del gioielliere Cettineo che svela: "Erano in due, uno aveva la mascherina chirurgica. Poi li ho dovuti seguire"

Sequestrato in salotto: "Vogliamo solo i soldi"
Sequestrato in salotto: "Vogliamo solo i soldi"

"Certo, il terrore c’è stato. Ma a distanza di qualche giorno prevale soprattutto il sentimento della rabbia. Ho fiducia negli inquirenti e spero che i responsabili possano essere assicurati alla giustizia, ma sono consapevole che difficilmente verrò risarcito, economicamente e moralmente, di quanto subito".

Con coraggio e passione, Antonio Cettineo ha riaperto ieri mattina la saracinesca della sua attività. Siamo andati a trovarlo in quella gioielleria di via Flaminia, fronte stazione, che una settimana fa è stata violata da due rapinatori capaci di arraffare un bottino che sfiora i 75mila euro. Antonio, 74 anni, nonostante il pensionamento nel 2009, ha scelto di portare avanti l’esercizio di famiglia, gestito in precedenza dai genitori.

Gli stessi che, beffardo scherzo del destino, avevano subito un colpo proprio il 6 settembre (come lui), ma di 37 anni prima. "Esattamente lo stesso giorno che hanno rapinato me – spiega Antonio al Carlino -. La disavventura dei miei, però, era stata molto più impegnativa nel 1986. Erano stati picchiati e costretti alle cure in ospedale. A me, invece, non hanno torto un capello. Una rapina strana", fa ancora senza darsi pace.

E ripercorre quei momenti di panico: "Erano le 19.30 circa, ero appena rientrato nella mia abitazione di via Rosselli. Quando ho aperto la porta di casa, me li sono trovati dietro. Erano in due, accento dell’est: uno più robusto e a volto scoperto, l’altro più magro, basso e celato da una mascherina chirurgica. Mi hanno detto ‘Vogliamo solo i soldi. Se ce li consegni, finisce qua. Altrimenti sotto ci sono altre persone che possono farti del male’", seguita Antonio.

"Hanno subito trovato 800 euro in contanti e mi hanno imbavagliato, sequestrandomi dentro casa e privandomi del cellullare. A quel punto, il più piccolo è uscito e si è diretto in negozio. Per due volte, senza riuscire a forzare la cassaforte. L’altro è rimasto sempre con me, nel mio salotto". Una rapina in tre step: "Al terzo hanno voluto che li accompagnassi, per aprire la gioielleria. Siamo passati a piedi da via IV Novembre. In un attimo hanno recuperato ori, argenteria e gioielli con pietre preziose per quasi 73mila euro, poi hanno richiuso la saracinesca e sono scappati. E mi hanno lasciato lì. Sono uscito e ho chiamato i carabinieri". Gli stessi militari falconaresi che indagano col supporto del pool investigazioni scientifiche di Ancona. Il cerchio delle indagini, grazie alle immagini di videosorveglianza, si starebbe stringendo. Ma c’è un elemento in più che emerge, possibile chiave di svolta: uno dei due banditi avrebbe lasciato la mascherina chirurgica all’interno della gioielleria, sequestrata dagli investigatori, e sulla quale le tracce di Dna sarebbero evidenti. Prosegue, dunque, la meticolosa fase di identificazione. Intanto Antonio ha riaperto: "Lo devo alla memoria della famiglia".

Giacomo Giampieri