Serra San Quirico, canale Enel senza protezione, è strage. Affogati 20 animali

Cittadini e ambientalisti: "Un massacro"

IMMAGINI TREMENDE Alcuni dei tantissimi caprioli, daini e animali selvatici in generale morti affogati nel canale non protetto

IMMAGINI TREMENDE Alcuni dei tantissimi caprioli, daini e animali selvatici in generale morti affogati nel canale non protetto

Serra San Quirico (Ancona), 26 maggio 2018 - Il canale killer di Sant’Elena di Serra San Quirico rischia di diventare un caso nazionale, non soltanto perché associazioni e cittadini sdegnati si sono già rivolti a ‘Striscia la notizia’ e a trasmissioni incentrate sulla tutela degli animali. La strage di fauna selvatica che si trascina ormai da mesi, o forse anni, è infatti diventata qualcosa di talmente fuori controllo che negli ultimi giorni si è battuto ogni record. Tra mercoledì e giovedì, dunque nello spazio di poco più di 24 ore, sono stati ben tre i caprioli finiti nel canale a causa della totale assenza di protezioni lungo il camminamento.

Uno è rimasto gravemente ferito, due sono stati salvati da pompieri, forestali e volontari dopo aver rischiato di affogare in tratti diversi, ma tutti pericolosi allo stesso modo proprio perché mancano strutture di contenimento che proteggano gli animali in caso di eccessivo avvicinamento al canale artificiale della centrale idroelettrica dell’Enel, dove in alcuni casi la profondità dell’acqua supera i due metri. Una trappola non solo per la fauna selvatica, perché, come spiega la guardia zoofila volontaria di Legambiente Lara Secchiaroli «il rischio è che anche qualche persona possa finire nel corso d’acqua da cui, senza aiuto, non si riesce ad uscire». Si tratta, infatti, di una zona piuttosto frequentata a metà tra l’abbazia Sant’Elena e la strada verso l’impianto di Gorgovivo, dove il pericolo incombente spinge le istituzioni ad andare in pressing e chiedere all’Enel di prendere finalmente adeguati provvedimenti.

«Già a dicembre – rivela il sindaco di Serra San Quirico, Tommaso Borri – abbiamo effettuato un sopralluogo con i tecnici Enel, da cui era emersa la necessità di effettuare alcuni interventi contenitivi. Da allora, però, nulla è cambiato e a questo punto ritengo necessario inviare un nuovo invito scritto all’ente di energia elettrica responsabile di quella zona perché faccia realmente qualcosa. In fondo non credo che si tratti di un’operazione estremamente onerosa a livello finanziario».

Aspettando che qualcosa si muova c’è già chi ha deciso di attivarsi in forma privata per arginare il problema cercando di mettere in piedi un gruppo di volontari. «Stiamo pensando – è l’appello lanciato via social dall’esponente fabrianese dell’Enpa Laura Gozzi – di posizionare ogni alcuni metri dei dissuasori che impediscano agli animali di avvicinarsi all’acqua. Chiunque voglia aiutarci può farlo dotandosi di carta argentata o di altro materiale luminoso tipo nastro segnaletico bianco e rosso da applicare sul posto».