Ancona, sfollati in albergo a 200 euro al giorno

La famiglia Nowak, da un mese senza casa, è costretta a vivere in hotel

L'appartamento di Nowak Jacek (foto Emma)

L'appartamento di Nowak Jacek (foto Emma)

Ancona, 7 dicembre 2018 - Tetto pericolante, famiglia sfollata e da quasi un mese costretta a vivere in albergo. Sembrava risolta pochi giorni dopo l’evacuazione forzata da parte dei vigili del fuoco la vicenda della famiglia di origini polacche residente in una delle palazzine antisismiche tra via Marchetti e via Pergolesi. Al contrario, dalla sera del 13 novembre scorso, la famiglia Nowak, genitori e tre figlie, è ospitata in un albergo nei pressi della stazione ferroviaria di Ancona a spese dell’Erap. L’ente per le case popolari gestisce il grosso delle abitazioni di quel quartiere, compresa quella della famiglia di Jacek Nowak, e adesso, da quel 13 novembre si deve giustamente accollare le spese dell’alloggio alberghiero in attesa di una sistemazione dignitosa: «Essendo in cinque e non potendo stare tutti all’interno di una sola stanza, ci hanno consegnato due stanze - spiega Nowak -. Non ci possiamo lamentare, ci mancherebbe, abbiamo un posto dove dormire, ci passano pure i pasti, ma è chiaro che una soluzione del genere può andare bene per qualche giorno, non a tempo indeterminato. Vogliamo tornare in una casa, possibilmente quella dove abbiamo abitato fino ad un mese fa, in alternativa un posto dignitoso. Quanto costa ospitarci in albergo? Da quanto ho capito circa 200 euro al giorno».

Ad oggi, dunque, l’Erap ha dovuto versare una cifra pari a circa 5mila euro e al momento non si vede una soluzione immediata per il trasferimento della famiglia Nowak in un appartamento. In attesa di capire cosa accadrà al Piano delle Periferie, di cui fa parte il progetto di ristrutturazione generale delle palazzine di via Marchetti e via Pergolesi, Erap e Comune non hanno alcuna intenzione di mettere mani al portafoglio. Presto, entro la prima metà del 2019, potrebbero sbloccarsi i cantieri per rivoluzionare quell’area tra gli Archi e la stazione. Strategie pensate però sulla pelle di una famiglia di cinque persone costretta a vivere in un hotel. In realtà gli assistenti sociali del Comune e l’Erap nei giorni immediatamente successivi hanno provato a trovare una soluzione. Nel primo caso l’appartamento era ridotto in condizioni penose, non dignitose per qualsiasi essere umano; nel secondo, sempre nella stessa area delle ‘casette’, la metratura della casa era molto ridotta: «La nostra casa è di circa 70 metri quadrati, quella che ci proponevano era di circa 40 - aggiunge Jacek Nowak -. Nessun problema a trasferirci lì per qualche settimana, anche per qualche mese, in attesa della sistemazione del tetto. In realtà volevano trasferirci in maniera definitiva e noi non lo potevamo accettare».