"Sfollati e dimenticati: neanche una casa in affitto"

Cerreto d’Esi, la rabbia di Sharon Galasso: "L’hotel che ci ospitava ha detto che non lo pagano e adesso non sappiamo più cosa fare"

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"Siamo sfollati: la palazzina in cui vivevamo è stata dichiarata inagibile dopo l’alluvione. Siamo stati ospiti per un periodo dell’hotel Domus, ma abbiamo dovuto lasciare la stanza perché la struttura non poteva contare su alcun tipo di contributo comunale, regionale né statale. E ora siamo in mezzo a una strada". A parlare è Sharon Galasso che, fino a quella notte terribile di 34 giorni fa, viveva nell’appartamento di via Dante 41B dove, racconta, "siamo stati travolti da un’onda di fango che ha raggiunto il metro e mezzo". "Fortunatamente – aggiunge Galasso – siamo riusciti tutti a rifugiarci ai piani alti ma molto è andato distrutto al piano terra e nei garage. Abbiamo ripulito da soli e ci sentiamo abbandonati. Non sappiamo quando potremo riavere un tetto. Siamo sei famiglie – spiega - che hanno bisogno di una sistemazione urgente. Ora siamo ospiti di amici, parenti o in alloggi di fortuna ma la situazione è drammatica e non riusciamo nemmeno a trovare un affitto. Per affittarla ci chiedono dalle 3 alle 4 mensilità da versare subito e noi non abbiamo queste disponibilità. Mio marito è in cassa integrazione e io faccio le pulizie, ma non ho lavoro. Le strutture non ci tengono perché non vengono pagate. Il Comune ci ha detto che dobbiamo trovare una sistemazione autonoma così da poter contare sul contributo Cas, ma non è affatto semplice. Le case non si trovano nonostante ce ne siano molte non abitate. Grazie all’amministratore di condominio avevamo trovato una soluzione: andare in affitto in due palazzine completamente vuote ma il proprietario non vuole affittarle se non per intero e cioè 12 appartamenti per altrettanti nuclei. Ma noi siamo in sei". Sharon Galasso lancia un appello: "Spero che qualcuno ci aiuti perché siamo sfollati ormai da 33 giorni e non lo abbiamo certo deciso noi. Abbiamo bisogno di una sistemazione e di capire se quella palazzina, dove noi abbiamo un contratto di affitto, potrà tornare a essere abitata, se è sicura o no. Già nel 2013 era stata alluvionata e poi ci avevano garantito che non avrebbe avuto più problemi. Vogliamo capire di che morte dovremo morire".

Poi l’appello: "Vorremmo che se ci sono proprietari di case sfitte si facciano avanti, senza speculare su chi è sfollato non certo per scelta propria". "Per poter pensare a un eventuale rientro – spiega il sindaco David Grillini – bisogna ripristinare le condizioni igienico sanitarie e il corretto funzionamento degli impianti. Al momento la gran parte degli sfollati o si è sistemata in appartamenti in locazione o è ospite da amici o parenti, noi stiamo gestendo gli altri, nei limiti delle nostre possibilità".

Sara Ferreri