Ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario del sisma che colpì Ancona nel 1972. Un evento che non solo ferì dolorosamente la città ma che contribuì a cambiarne gli aspetti urbanistici e sociali. Quanti hanno vissuto quell’evento non potranno mai più dimenticarlo perché anche se non vi furono vittime, come purtroppo è accaduto con terremoti di simile intensità, tutta la città e i suoi abitanti ne furono segnati. Per chi, fortunatamente, non ha provato quanto di doloroso ci possa essere nel vivere una simile esperienza, ma anche per chi l’ha vissuta e vuole saperne di più, esiste un interessantissimo libro, scritto da Franco Frezzotti ed edito dall’Associazione Remel: "Ancona ’72: il terremoto". Il volume affronta un’analisi attenta e molto dettagliata delle vicende sociali ma anche politiche che animarono quegli anni sia prima dell’evento che dopo, nelle fasi importanti dell’emergenza e della ricostruzione. Fasi che teniamo a sottolineare portarono all’abbattimento di interi quartieri, come quelli di Capodimonte, di San Pietro e del Cardeto, senza giungere alla costruzione di "prefabbricati come soluzione al problema di alloggiare temporaneamente i senzatetto". Il volume di Frezzotti, ricco di interessanti immagini del dopo sisma, racconta quanto avvenne in quel periodo come la nascita delle tendopoli, la vita passata nei vagoni fermi alla stazione, i disagi e le disavventure dei cittadini. Ma anche la querelle sulle trivellazioni in Adriatico, i problemi legati all’assistenza, le verifiche di tutti gli alloggi colpiti. Frezzotti non tralascia alcun particolare riportando quanto scritto dai quotidiani locali o deciso dalla pubblica amministrazione. Particolare attenzione viene data alla questione del centro storico e al relativo dibattito politico che ruotò attorno al nuovo Piano regolatore che avrebbe poi contribuito ad avere l’odierna Ancona. Accanto a tutto questo sono riportate le vicende relative alla Giunta, guidata da Alfredo Trifogli e quella da Guido Monina, i due sindaci che seguirono, con enorme impegno e in prima persona, le fasi del post sisma. Il Prof. Luciano Barca, nella prefazione scrive, giustamente, che la città deve essere grata a Frezzotti per questa cronaca attenta e minuziosa del terremoto del ’72, auspicando che "altri testimoni diretti di quei mesi e di quegli anni ne seguissero l’esempio e che un’emeroteca o un Fondo ne organizzassero la raccolta e la disponibilità, insieme a foto e agli atti pubblici". L’invito non ha avuto ancora risposta ma è sempre valido.
Claudio Desideri