Alluvione Marche, soldi già stanziati e mai spesi per mettere in sicurezza il Misa

Ci sono ben 45 milioni: vasche di espansione solo in fase progettuale

Un’abitazione sepolta dal fango a Pianello di Ostra, uno dei paesi più colpiti

Un’abitazione sepolta dal fango a Pianello di Ostra, uno dei paesi più colpiti

Ancona, 18 settembre 2022 - La natura fa il suo corso. Gli effetti che produce, si modificano nel tempo, diventando sempre più violenti e deleteri a causa del comportamento dissennato degli esseri umani. Quello che semplificando definiamo cambiamento climatico in atto, non è altro che l’evoluzione di una situazione. Ma come fare per proteggersi da un cambiamento climatico così radicale?

Alluvioni, terremoti, disastri idrogeologici come quello avvenuto nel Senigalliese, non si possono fermare. Ma, sostengono i geologi e gli esperti che da una vita studiano i cambiamenti meteoclimatici in relazione alla natura del terreno, gli effetti si possono mitigare.

E’ ciò che sostiene il presidente dell’ordine dei geologi delle Marche, Piero Farabollini. "Se in otto anni dall’alluvione del 2014 a Senigallia fossero state realizzate le vasche di laminazione eo di espansione, gli effetti di questa alluvione si sarebbero potuti mitigare". L’interrogativo è violento tanto quanto gli effetti che hanno seminato nuovamente morte e distruzione: è stato fatto tutto il possibile per contenere gli effetti di possibili eventi atmosferici di grande portata? E’ corretto, come sostengono i sindaci delle zone alluvionate, dare la colpa di quanto accaduto alla mancata comunicazione di un’allerta adeguata?

Nel 2014, quando Senigallia venne messa in ginocchio per la prima volta dall’esondazione del fiume Misa, l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, il pomeriggio in cui arrivò a Senigallia per portare conforto alle popolazioni colpite garantì il sostegno economico del Governo per lenire gli effetti dell’alluvione. Annunciò lo stanziamento di 45 milioni per far fronte alle innumerevoli incombenze. Soldi che sarebbero dovuti servire non tanto a farsi venire un’idea in testa di cosa fare, ma per tradurre in fatti concreti dei progetti.

Il riferimento, nient’affatto casuale, è alle famose vasche di laminazione e di espansione a monte del fiume Misa. Senigallia rappresenta il collettore finale, per conformazione geografica, di tutte le acque che scendono dalle colline che la sovrastano. Gli affluenti, tra cui il Nevola che è esondato in più punti tra Barbara e Castelleone producendo effetti devastanti, vanno inevitabilmente ad ingrossare il Misa che poi continua inesorabile la sua corsa verso il mare.

Se il fiume trova ostacoli a causa della mancata manutenzione degli argini, della scarsa pulizia del letto, della mancanza di canali di scolo, dell’assenza totale di terreni di sfogo delle acque, semina inevitabilmente disastri. Ieri Matteo Renzi a Firenze ha ricordato lo stanziamento dei 45 milioni: "Noi i soldi li abbiamo messi, ma non sono stati spesi. E’ uno scandalo totale. Il progetto è stato fatto nel 2020, troppo tardi perchè così il cantiere aprirà nel 2023". Ieri lo stesso Farabollini aveva dichiarato che solo ad aprile 2022 "l’assessore regionale Aguzzi annunciò l’ok alla progettazione delle vasche a monte del fiume Misa". In otto anni l’ok a un progetto: è possibile? Come si può puntare il dito contro una mancata comunicazione, quando l’attenzione verso i corsi d’acqua è pari a zero? Giomarche, l’associazione di imprenditori e professionisti delle valli Misa e Nevola scrive che che l’esondazione di giovedì "è stata causata dall’accumulo di alberi trascinati dalla furia delle acque: ciò dimostra che è la manutenzione degli alvei e delle rive dei nostri corsi d’acqua il punto critico da risolvere.

Lo stato di incuria e di abbandono in cui versano, con decine di alberi caduti o pericolanti, frane e accumulo di materiale negli alvei, è un serio fattore di rischio in caso di fenomeni violenti e rapidi come questi. Piuttosto che investire risorse in enormi lavori di sbancamento, è sulla cura costante dei nostri corsi d’acqua che si dovrebbe investire". Antonello Fiore, presidente nazionale della società italiana di geologia ambientale: "Non parliamo di maltempo: quello a cui stiamo assistendo è il fallimento politico del Parlamento intero che non ha approvato la legge nazionale sul consumo di suolo. La crisi climatica in atto non può essere un alibi per lavarsi le coscienze e citare in giudizio l’evento eccezionale. Per affrontare con lungimiranza la mitigazione del dissesto idrogeologico per contenere vittime e danni, si deve procedere con la pianificazione territoriale e il rispetto delle regole". A domanda, risposta. Da parte del dottor Farabollini: "Se ci fossero state le vasche di espansione a Senigallia, si sarebbe potuta evitare la tragedia?" Risposta: "No, ma gli effetti sarebbero stati molti mitigati. Non si può più parlare di sfortuna, questo è un disastro annunciato".