Sopravvissuto a due arresti cardiaci, raccoglie fondi per defibrillatori ad Ancona

Simone Ambrosi con la sua organizzazione raccoglie fondi per portare I Dae nelle piazze della città. Ecco come contribuire

Simone Ambrosi in lotta per la diffusione dei defibrillatori

Simone Ambrosi in lotta per la diffusione dei defibrillatori

Ancona, 14 ottobre 2022 - Il cuore che accelera i battiti, la paura di morire, l’intervento preciso e sicuro del dottor Mario Luzi che salva la vita a Simone Ambrosi, anconetano, all’epoca 36enne. Tutto si svolge nel giro di pochissimi minuti, è questione di attimi, ancora oggi ben impressi nella memoria di Ambrosi, che ricorda e racconta la sua esperienza per sensibilizzare e ammonire sull’importanza non solo della prevenzione ma anche di adeguati servizi.

Le nostre città sono cardioprotette? Un interrogativo fondamentale da porsi, perché è essenziale che siano a disposizione, e nel modo più capillare possibile, dei defibrillatori nelle piazze e anche in quei luoghi che rischiano di restare più isolati: un Dae (defibrillatore semiautomatico esterno) può essere determinante nel salvare la vita di una persona. Lo sa bene Ambrosi, che l’ha vissuto sulla propria pelle e ha poi fondato l’organizzazione di volontariato "Unbeatables": si occupa di patologie cardiache di ex atleti e sportivi e ha dato il via alla raccolta fondi per installare dei totem (le colonnine coi defibrillatori) in giro per la città di Ancona e dintorni.

La raccolta è a buon punto, ma mancano ancora cinquemila euro per raggiungere l’obiettivo previsto di 35mila. Intanto, il Comune ha dato l’ok tramite delibera all’installazione dei totem, 10 in totale. I defibrillatori sono pronti, l’amministrazione comunale deve soltanto definire l’accordo di consegna. Per donare si può andare sul sito www.unascossaalcuore.it mentre il sito dell’organizzazione è www.unbeatables.it.

Ambrosi ha avuto un primo arresto cardiaco nel 2012, è successo di ritorno da una corsa al campo sportivo, era nel garage. "Posso dire che è un miracolo che sia ancora vivo, in teoria dovevo essere morto allora. In seguito a questo, mi è stato impiantato un defibrillatore dentro una tasca del muscolo pettorale". Poi, due anni dopo, il secondo episodio. "Quel giorno del 2014 ero in pieno storm (tempesta) aritmico – ricorda Ambrosi – per me è stato fondamentale il fatto di trovarmi vicino all’ospedale, altrimenti non ce l’avrei fatta. Ero in auto con la mia ragazza, stavo guidando, è allora che è successo. Siamo andati immediatamente al pronto soccorso. Determinante nel salvarmi la vita è stato il dottor Mario Luzi (ora primario di cardiologia a Macerata), ha saputo regolare con serietà e una grandissima calma la macchina del sensore che regola l’impulso del mio cuore e il battito è tornato regolare. Rischiavo di morire, ma il dottor Luzi è rimasto calmo e con gesti precisi mi ha salvato. Posso soltanto dirgli grazie, senza di lui non sarei qui. Mi piace pensare che qualunque altro medico sia in grado di fare lo stesso, almeno è questa la speranza. Lì però c’era lui, ed è a lui che devo gratitudine, oltre che la mia stessa vita. Certo, se fossi stato in montagna, con ogni probabilità sarei morto".

Da qui, la certezza della necessità di installare defibrillatori che siano a portata di mano nei luoghi cittadini. "Soffro di displasia aritmogena, una malattia abbastanza rara, e può capitarmi un altro episodio in qualunque momento, sono sotto terapia farmacologica e purtroppo continuamente a rischio. Non posso più fare sport, non posso fare quasi nulla. Col tempo, mi sono abituato a conviverci".

Ancona ha lanciato anni fa il progetto di città cardioprotetta, che rischiava di arenarsi: anche grazie ad Ambrosi ha ripreso slancio e ora manca poco per l’installazione delle teche con i Dae. "Ho trovato 11 grandi donatori che hanno fatto la loro parte. L’intenzione è di partire da qui per estendere il progetto a tutti i capoluoghi di provincia della nostra regione – sottolinea Ambrosi – Statisticamente, l’85 per cento delle morti cardiache improvvise ha origine cardiaca (il resto sono ictus), ecco perché il nostro progetto è importantissimo. Cerchiamo di sensibilizzare sul tema il più possibile".