CLAUDIO DESIDERI
Cronaca

Sorpresa, tutti per lo stop: "Ma aiutiamo i pescatori"

Voci concordi per un sacrificio a tempo. Appello per avere gli indennizzi

Voci concordi per un sacrificio a tempo. Appello per avere gli indennizzi

Voci concordi per un sacrificio a tempo. Appello per avere gli indennizzi

"Per noi la pesca va fermata almeno per un anno". Questo il pensiero di Massimo Mengarelli, pescatore storico della Cooperativa pescatori di Portonovo che, insieme a Massimiliano Stecconi, rappresenta quello che è rimasto di un lavoro, la pesca del mosciolo selvatico, che ha rappresentato per moltissimi anni una caratteristica sociale, culturale ed economica del nostro territorio. "Per noi – prosegue – la pesca non si aprirà a maggio come gli altri anni ma l’1 luglio. Pescheremo nella nostra concessione, situata al largo della Baia, dove crescono i moscioli nelle piramidi. In quell’occasione vedremo quanti ce ne sono. L’intenzione è di pescarne 100 chili al giorno, non di più, per garantire un minimo di risorsa per i consumatori e i ristoranti. Pochi alla volta per portare la fine della pesca più lontano possibile nella stagione".

L’alternativa al prezioso e amato mitilo esiste, in questo momento difficile ed è la cozza del Conero, prodotta nel mare di Numana da un socio della Cooperativa Pescatori di Portonovo. Un’alternativa che lo stesso Mengarelli afferma essere un mitilo che cresce comunque nel nostro mare. Resta una spina dolorosa: "Spero che qualcuno ci dia una mano. Serve un ristoro per noi pescatori che da anni facciamo un fermo biologico di 7 mesi senza prendere un euro. Noi lavoriamo solo da maggio a settembre. I pescherecci e le vongolore hanno dei contributi e risarcimenti anche se il loro fermo è notevolmente inferiore rispetto al nostro. E’ una ingiustizia madornale".

Mengarelli evidenzia che la realizzazione della concessione della Cooperativa al largo di Portonovo è costata allora più di 2 milioni di lire e che per averla ogni anno in concessione da parte del demanio vengono versati allo Stato 7mila euro ogni stagione. "Dobbiamo essere aiutati. Già non ci sono più giovani che vogliono fare il nostro lavoro, senza una mano scompariremo".

In linea con la sospensione della pesca è Slow Food Ancona e Conero che da tempo chiede il fermo e che chiese per primo al sindaco Silvetti di sedersi attorno ad un tavolo per affrontare il problema. "Slow Food – afferma Edoardo Balenai, fiduciario della Condotta – si è mosso istituzionalmente con il sindaco, la Regione e i pescatori per la chiusura completa della pesca del mosciolo selvatico per tutti, cittadini e pescatori, per tutto il 2025. Se la chiusura integrale non ci sarà, Slow Food è pronto a sospendere, per quest’anno, il Presidio".

Anche i ristoratori della Baia sono pronti al sacrificio e vedono positivamente il fermo pesca e l’eventuale utilizzo della cozza del Conero. "Siamo d’accordo su questo – afferma Paolo Bonetti dell’omonimo stabilimento – Abbiamo anche deciso che per aiutare i pescatori della Cooperativa, costretti a ridurre la loro attività di pesca del mosciolo e quindi i loro introiti, acquistando quello che pescheranno ogni giorno con le reti, dalle seppie alle raguse, dal pesce ai ricci". Università, pescatori, Slow Food hanno un pensiero unanime: "La pesca del mosciolo selvatico va fermata per tutti". Ora la palla passa alla Regione Marche che ogni anno stabilisce l’apertura e la chiusura della pesca dell’amato mitilo locale. Claudio Desideri