"Sorpreso dall’amore per la vita di Federico"

Sucidio assistito, il vescovo Manenti interviene dopo il primo caso in Italia che ha visto protagonista proprio il 44enne senigalliese

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"Gesù risorto non vuole perdere nessuno dei suoi figli e nemmeno Federico". E’ questo il messaggio di speranza e consolazione che ha voluto esprimere il vescovo di Senigallia mons. Franco Manenti dopo la morte di Federico Carboni, 44enne di Senigallia, conosciuto da tutti come Mario, il primo a ottenere il Italia il riconoscimento del suicidio medicalmente assistito. Federico se n’è andato giovedì scorso dopo essersi auto somministrato il farmaco letale attraverso un macchinario apposito, acquistato con la raccolta fondi dell’Associazione Luca Coscioni.

"Confesso che sono rimasto sorpreso quando ho letto le parole con le quali Federico Carboni ha preso commiato dalla vita e dalle persone care. Sorpreso perché Federico non ha attribuito alla vita la colpa della sua tragica sofferenza; anzi ne ha tessuto l’elogio come "fantastica" e irripetibile ("ne abbiamo una sola") - sottolinea il vescovo Manenti -. L’apprezzamento di Federico, inoltre, non si riferiva al passato felice della sua esistenza (non diceva che la sua vita "è stata fantastica"), ma che la vita conserva quel tratto che la fa apprezzare come "fantastica", tanto da ‘essere dispiaciuto’ nel congedarsi da essa. La sorpresa è stata ancora più grande di fronte alle sue ultime parole: ‘finalmente sono libero di volare dove voglio, e spero di essere lì con voiì". Per Mons Manenti precisa che "solo Federico potrebbe chiarire a che cosa fa riferimento con queste parole". "Spero che volesse esprimere il proprio convincimento che la morte non consegna una persona al nulla e non le impedisce di continuare ad avere con sé le persone care ("spero di essere lì con voi") - aggiunge -. Quando la sorpresa e il dolore hanno lasciato spazio alla preghiera, ho chiesto a Gesù Risorto di andare incontro a Federico che si sente "finalmente libero di volare dove vuole"; e Gli ho chiesto di parlare con lui, di dirgli, teneramente, quelle parole che noi spesso fatichiamo a proporre: che i tanti anni che gli hanno impedito di assaporare ancora di più la "vita fantastica", non sono un buco nero che divora tutto, anche il desiderio di vivere". Mons. Manenti affida Federico a Gesù Risorto. "A Gesù Risorto ho chiesto -conclude- anche di dire a Federico che Dio, Padre suo e nostro, non vuole perdere nessuno dei suoi figli".

Giulia Mancinelli