Sospetti, veleni e progetti fermi: cultura nel caos

Malumori e preoccupazione tra enti e operatori per la politica adottata dalla Regione Marche dopo i due anni di pandemia

Migration

In questo anno così importante e dopo due di pandemia c’è forte preoccupazione, a più livelli, per la politica culturale delle Marche. Questo è l’anno della ripartenza di tante attività, ma anche quello in cui la regione inizia a prepararsi a ‘Pesaro capitale italiana della cultura’. Da un lato le istituzioni culturali dovrebbero farsi motore del territorio e dall’altro le forze fresche e meno strutturate, dovrebbero avere le occasioni di emergere e proporre progetti. Ma chi lavora nel settore riferisce di aver colto dei segnali preoccupanti con le diverse anime della maggioranza che si sarebbero trovate in disaccordo sulle persone da scegliere per determinati ruoli e per il peso esercitato da Roma con alcuni suggerimenti come quello di Pino Insegno a testimonial. Per andare nello specifico la Fondazione Marche Cultura, dopo una serie di trasformazioni, sembrava aver trovato un assetto definitivo come società in house con forti competenze legate all’audiovisivo e ai musei, la capacità di emanare bandi (che sono acqua fresca per il settore del cinema e del videomaking) e un nuovo direttore, Ivan Antognozzi, capace e stimato, il quale però ha presentato le dimissioni. Da tempo il mondo dell’audiovisivo attende che la Fondazione possa interfacciarsi con il territorio, fatto di tanti professionisti, artisti, operatori e festival.

Di qui la preoccupazione e il malumore che nascono dal basso. La Fondazione di fatto è diventata soggetto esecutivo di progetti decisi dalla Regione come il multimilionario Marche Storie, senza autonomia di programmazione ed emanazione di bandi specifici. Il nome del comico romano Pino Insegno come testimonial dei borghi marchigiani non sembra aver messo d’accordo tutti. Il Comune di Ancona, socio fondatore di minoranza sembra stia chiedendo chiarimenti alla Regione. Preoccupazione anche nella Filarmonica marchigiana dove si vocifera di dissidi tra membri della Regione per i posti che ‘contano’.

E poi c’è il consorzio Marche Spettacolo da tempo al centro di numerose discussioni anche dal basso. Ad oggi, cambiati presidente e direttore, sembra essere scomparso dai radar e c’è chi si chiede se non sia diventato un peso più che un servizio per il territorio. La nuova amministrazione ha determinato cambi al vertice, alcuni bandi sono usciti in ritardo altri come quelli sull’arte contemporanea non si intravvedono. Una situazione di standby che segue due anni di blocco dell’attività per la pandemia, la quale fa soffrire, artisti, compagnie e anche borghi e Comuni.