Spacca e Bugaro Spese facili in Regione "Condanna anomala, vizio di motivazione"

La Cassazione motiva così la decisione di rinviare alla Corte d’Appello di Firenze: secondo gli ermellini la fondatezza dell’accusa è da rivedere: "Gravi lacune" a cui i giudici dovranno porre rimedio .

Spacca e Bugaro  Spese facili in Regione  "Condanna anomala,  vizio di motivazione"

Spacca e Bugaro Spese facili in Regione "Condanna anomala, vizio di motivazione"

Una vicenda che non conosce confini. Un colpo di scena dietro l’altro. E’ quella delle cosiddette "spese facili" in Regione. Un processo che nel corso degli anni ha seguito mille rivoli e che ancora oggi a quasi tre legislature regionali di distanza continua a stupire e a meravigliare. Adesso a far discutere sono le motivazione della Cassazione circa la decisione presa lo scorso mese di febbraio nei confronti dell’ex presidente Gian Mario Spacca e del consigliere Giacomo Bugaro.

Secondo la Corte di Cassazione "sussiste certamente un vizio di motivazione decisivo" nella condanna per peculato emessa dalla Corte di appello di Perugia, il 27 ottobre 2021, nel processo di appello bis a carico dell’ex presidente dem della Regione Marche Gian Mario Spacca e dell’ex consigliere regionale del Pdl Giacomo Bugaro condannati - con ribaltamento dell’assoluzione pronunciata dal Tribunale e poi dalla Corte di appello di Ancona nel 2019 - rispettivamente a un anno e otto mesi, e a un anno e sei medi di reclusione, con sospensione della pena.

Nelle motivazioni depositate oggi - nelle quali definiscono "anomala" la condanna dei due imputati con riferimento alla introduzione di elementi di "confusione ed incertezza" - gli ermellini spiegano perchè hanno disposto l’appello ter per il processo sulle presunte spese facili al Consiglio regionale delle Marche. L’udienza si è svolta lo scorso otto febbraio e le spese si riferiscono al periodo 2008-2012. Accogliendo il ricorso dei legali di Spacca e Bugaro, il primo difeso da Salvatore Tesoriero e Alessandro Gamberini, il secondo da Davide Toccaceli insieme a Gamberini, i supremi giudici hanno annullato le condanne con rinvio "per nuovo giudizio" davanti alla Corte di Appello di Firenze individuando molte pecche nel verdetto dei magistrati umbri. Ad avviso della Cassazione, è tutta da rivedere la fondatezza dell’accusa di appropriazione di fondi pubblici - per 4600 euro contestati a Bugaro per spese postali e convegnistiche, e per 23.300 euro a Spacca per le spese di spedizione dei periodici "Marche Domani" e "Koiné" e la messaggistica Aruba. Nel ricorso alla Suprema Corte, le difese hanno sostenuto che "nel riformare la pronuncia assolutoria" i togati perugini non si erano "adeguatamente confrontati con la ricostruzione del giudice di primo grado che aveva affermato che si trattava di spese lecite aventi ad oggetto tematiche strettamente connesse a questioni di interesse regionale ed all’attività consiliare e del suo Presidente". L’obiezione ha trovato d’accordo i supremi giudici che hanno affermato che "del tutto apoditticamente" la Corte perugina è arrivata "alla conclusione circa la finalità di ‘propaganda politica personale’ delle spese" contestate come illecite, inoltre - altra critica mossa dalla Cassazione - i giudici umbri hanno ritenuto "ininfluenti le dichiarazioni rese dagli imputati sulle quali era stata fondata la pronunzia assolutoria proprio in ragione dei chiarimenti da loro forniti circa la legittimità delle stesse spese". Per questo, a fronte delle "anzidette gravi lacune motivazionali", gli ermellini hanno incaricato la Corte di Appello di Firenze di porvi "rimedio" nella "piena libertà delle valutazioni di merito di sua competenza" ma ricordando i principi di diritto per cui "il ribaltamento dello scrutinio di responsabilità compiuto nel processo di appello sullo stesso materiale probatorio acquisito in primo grado" deve essere "sorretto da argomenti dirimenti", metodo "non correttamente seguito" in questo "procedimento".