"Specializzandi per aiutare il pronto soccorso"

L’assessore regionale Saltamartini sulle difficoltà di Torrette: "Paghiamo errori del passato, troppi accessi senza una reale necessità"

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Pronto soccorso che scoppia, aree Covid e l’impatto della carenza di personale: sono questi al momento i nodi principali che affliggono il più grande ospedale delle Marche.

Torrette, da ospedale delle eccellenze a polo ospedaliero costretto a farsi carico di cure che dovrebbero, al contrario, essere trasferite altrove. Il segno più tangibile del disagio è il pronto soccorso. Ieri, dopo giornate e turni davvero infuocati, le attese si sono rivelate meno drammatiche del solito, eppure martedì i codici verdi avevano una media di attesa che per tutto il giorno ha oscillato tra le 5 e le 8 ore.

Sul caos in pronto soccorso arriva una dichiarazione dell’assessore regionale alla sanità, Filippo Saltamartini, che riguarda tutti i ps delle Marche, ma soprattutto proprio quello di Torrette: "I pronto soccorso continueranno a funzionare perché per definizione non possono non essere operativi – sono le parole di Saltamartini –. Se non riusciremo a coprire i turni con i medici della pianta organica è possibile prevedere che almeno una volta al mese i turni in ps vengano integrati dagli specializzandi cosiddetti equipollenti. In fondo questa sorta di ‘inquinamento’ di saperi è fondamentale. Le carenze nei ps che affrontiamo oggi sono legate agli errori del passato sul fronte della formazione e su quello della medicina del territorio. In pronto soccorso tante, troppe persone vanno senza le necessità di andare, codici bianchi e verdi che dovrebbero essere intercettati dal territorio. Non è normale che aspettino 15 ore, ma quei casi lì non ci devono stare e noi dobbiamo riorganizzare tutto. Le Case della Salute e gli ospedali di Comunità arriveranno tra il 2025 e il 2027, ci aspettano alcuni anni di passione prima di poter riorganizzare il tutto".

Torrette fa ancora i conti con l’emergenza pandemica anche se le buone notizie non mancano: "Due giorni fa la terapia intensiva si è svuotata, è pulita, e adesso non abbiamo più casi di pazienti in rianimazione per Covid – spiega il direttore generale, Michele Caporossi –. Il problema, piuttosto, saranno i pazienti ‘con Covid’, ossia con altre patologie gravi e in più positivi al Coronavirus, che potrebbero essere trasferiti in intensiva. L’infezione però ancora gira, anche nel nostro ospedale. Gli altri reparti dedicati sono ancora pieni, penso alla sub-intensiva e alle malattie infettive e le cose andranno avanti ancora per un po’ in quelle aree. Penso che la soluzione prossima a cui si arriverà dovrà essere quella di ridimensionare i test vista la grande asintomaticità dei casi. In questi ultimi mesi, ancora prima in passato, la necessità di spostare parte del personale nelle aree Covid ha causato problemi al resto dell’ospedale. Liberare ora gradualmente le aree Covid ci dà grande sollievo perché molti operatori possono tornare al loro lavoro d’origine".

Pierfrancesco Curzi