Spese pazze: bufera in Regione. Raffica di indagati, c’è anche Spacca

La Procura proroga l’inchiesta: nel mirino tutti i consiglieri. L'accusa è di concorso in peculato LA LISTA DEGLI INDAGATI

Il consiglio regionale delle Marche

Il consiglio regionale delle Marche

Ancona, 25 luglio 2014 - Terremoto in Regione. Sono oltre 60 i politici e i segretari dei gruppi consiliari che risultato ufficialmente indagati dalla procura della Repubblica di Ancona per il filone delle cosiddette «spese pazze». Dopo mesi di indagini esplose con la visita dei finanzieri nella sede del Consiglio regionale in piazza Cavour ad Ancona, oggi arriva la certezza che l’intera assemblea legislativa delle Marche è indagata, ad eccezione, sembrerebbe, del presidente del Consiglio Vittoriano Solazzi. E dunque nella lunga lista compare anche il governatore Gian Mario Spacca, come confermano esponenti di spicco del Pd marchigiano, che vede anche il proprio segretario e consigliere regionale Francesco Comi tra gli indagati. Oltre a tutti loro, entrano a pieno titolo nell’inchiesta anche gli esponenti della giunta regionale, compreso l’ormai ex assessore e ora parlamentare Paolo Petrini. Sarebbero esclusi i due assessori esterni Pietro Marcolini e Luigi Viventi.

Al lungo elenco di indagati si devono iscrivere anche tutti i responsabili dei gruppi consiliari che erano tenuti a rendicontare e certificare le spese sostenute dai politici. Il procuratore della Repubblica Elisabetta Melotti, quindi, è stata di parola: pochi giorni fa, dopo la bufera per il caso biogas, aveva rivelato al Carlino che a breve sarebbero giunte novità sull’inchiesta delle spese pazze. E infatti ieri sono state recapitate a ogni singolo indagato le lettere con le quali la Procura di Ancona richiede la proroga delle indagini che scadevano il 16 giugno. Una richiesta probabilmente motivata dalla necessità di approfondire ulteriormente l’imponente mole di materiale in possesso degli inquirenti.

Una cosa resta certa, ovvero che entro la fine dell’anno comunque la Procura dovrà decidere su come procedere nell’inchiesta, cioè se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio e di archiviazione, perché scadranno i due anni dall’avvio delle indagini. Tra le spese contestate, numerosi pranzi, trasferte, rimborsi di benzina, acquisto di libri, convegni: tutti soldi usati senza che fossero stati presentati scontrini o ricevute. Si parla di cifre che, complessivamente, ammonterebbero a 500mila euro.

La notizia relativa all’ufficializzazione del numero degli indagati si è diffusa nella tarda serata di ieri con i politici «rassegnati» a una svolta in parte già annunciata.

Aggiornamento: 

L'ipotesi di reato formulata dalla procura di Ancona nella richiesta di proroga delle indagini sull'utilizzo dei fondi regionali e' concorso in peculato (art. 110 e 314 del Codice penale). Il Codice prevede che ''Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilita' di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, e' punito con la reclusione da tre a dieci anni''. La richiesta di proroga delle indagini per peculato sull'utilizzo dei fondi assegnati al consiglio regionale delle Marche ''e' un atto dal quale non possono trarsi conclusioni sulle eventuali responsabilita' di singoli, da valutare al termine delle indagini''. Lo scrive in una nota il procuratore capo di Ancona Elisabetta Melotti, che coordina l'inchiesta insieme al sostituto Giovanna Lebboroni. ''Le notizie, apparse sulla stampa - prosegue la nota -, si riferiscono alla richiesta di proroga del termine delle indagini preliminari, depositata da questo Ufficio nei mesi scorsi, in attesa dell'esito degli ultimi accertamenti delegati alla Pg. La richiesta - sottolinea Melotti - e' un atto dovuto, previsto dalla legge, a garanzia degli indagati, ai quali deve essere notificata''.