"Spettacolo contro la depressione"

Rodolfo Bersaglia torna in scena domani al Panettone con "Ancona horror" una sorta di antropologia cittadina

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Torna in scena il primo, originale, inimitabile trattato di ‘antropologia anconetana’: ‘Ancona Horror’, il monologo di Rodolfo Bersaglia che con il bisturi dell’ironia viviseziona modi di dire, essere e fare del cittadino dorico medio, il tremendo ‘ancunetà’, con strepitosi effetti comici. Se non l’avete mai ascoltato non prendete impegni per domani (ore 21). Al Teatro Panettone, tra una risata e l’altra, avrete modo di riflettere. Sugli altri e su voi stessi. Spettacolo sconsigliato agli amanti del politically correct. E ai permalosi. Perché Bersaglia non fa sconti a nessuno. Il perché di questo ritorno, con inediti e novità (l’uso delle slide), lo chiarisce lui stesso: "Molti mi chiedevano che fine avesse fatto questo pioneristico trattato sui modi di comportarsi degli anconetani. Così, un po’ anche per vincere la depressione che la vita locale induce, ho fatto un’antologia delle cose di cui ho parlato in vent’anni e un centinaio di repliche. Sarà una sorta di best of".

Tutto ruota attorno "l’aberrazione antropologica" di una figura che regna in città e nel raggio di una ventina di chilometri, dove "ci si comporta come non si fa in nessun’altra parte del mondo". I classici non mancheranno. "Alcune cose il pubblico vuole risentirle. Come l’accoglienza che riservano negozianti e baristi ai clienti. In alcuni bar, nel momento cruciale d’inizio mattina, ai clienti viene negato il saluto, l’augurio di buona giornata. Anche se, proprio grazie allo spettacolo, qualcosa è migliorato. E’ come se avessi ‘educato’ commercianti, farmacisti e conducenti di bus".

Ma chi è il famigerato ‘ancunetà’? "E’ uno che non ha un’identità riconoscibile, esportabile. Uno che quando supera le colonne d’Ercole di Marzocca e Porto Recanati, non sa come comportarsi, e non avendo bon ton, strumenti per potersi relazionare con gli altri, diventa aggressivo, esterna tutto il suo potenziale di rozzezza. Per questo suscita curiosità. E’ sempre scontento, mai soddisfatto. C’è un detto: ‘uno è poghi e dò so troppi’. E’ pessimista. Dice ‘famo, famo’, ma poi non è propositivo. E’ l’unico che si compiace di mostrare più anni di quelli che ha. E’ cagnarolo. Di qui la scagnarata della domenica mattina".

Ecco così figure come il ‘rumigò’ (‘poco disponibile al dialogo’), il ‘capisciò’ (‘antesignano dei tuttologi da bar’), il ‘massagrò’, coi suoi ‘modi brutali’. C’è poi "una delle più brutte arti domestiche del mondo, come la poesia piena di ginestre e gabbiani, i cucali". Ma, detto tutto ciò, si capisce che Bersaglia ama Ancona, questa "città dedita al lamento".

Raimondo Montesi