Stabilimenti balneari: pronte tariffe più care

Da un lato l’asta per le concessioni e dall’altro l’aumento dei costi portano anche a bloccare gli investimenti. L’allarme di Confartigianato

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La messa all’asta delle concessioni balneari dal primo gennaio 2024 ha provocato un terremoto non solo tra gli imprenditori del settore ma si sta ripercuotendo anche sul turismo e sui consumatori finali. Con la mannaia pronta a cadere sulla testa di decine e decine di imprese balneari, che per la quasi totalità sono a conduzione familiare, gli operatori devono già fare i conti con due conseguenze dirette: la contrazione degli investimenti e l’aumento delle tariffe. La spiaggia di velluto, regina dell’Adriatico, non fa eccezione. Non avere certezza del proprio futuro o peggio ancora sapere che tra due stagioni la propria concessione balneare non ci sarà più implica come prima cosa che molti operatori non investiranno più in opere di ammodernamento e miglioramento dei servizi e questo andrà a scapito della qualità dell’offerta turistica. Ma non solo. L’aumento dei costi legati alle materie prime hanno già provocato l’aumento dei prezzi di molti beni e servizi e anche gli imprenditori balneari non saranno esenti. In questo momento, in vista della stagione estiva 2022, alcuni operatori non nascondono la necessità di dover ricorrere ad un aumento delle tariffe per i servizi dei propri stabilimenti balneari. Una questione, per alcuni, di sopravvivenza vera e propria. Un rischio rispetto al quale Confartigianato lancia un appello, affinchè l’aumento dei prezzi resti contenuto tra il 3% e il 5%. "La questione delle tariffe relative agli stabilimenti balneari si inserisce inevitabilmente nella situazione di grandissima difficoltà che le aziende, tutte, stanno vivendo in merito agli aumenti delle materie prime, energia, gas e rincari diffusi – afferma Giacomo Cicconi Massi di Confartigianato Balneari Senigallia – in più c’è l’aggravante, per gli stabilimenti balneari di una scadenza della loro concessione a far data al 31 dicembre 2023". Questo clima di profonda incertezza ma anche difficoltà del settore, in cui "si sta navigando a vista", complica notevolmente le cose. "In questo quadro a tinte fosche sia pure in maniera contenuta anche gli imprenditori balneari si troveranno nella necessità di dover aumentare i prezzi dei servizi da un 3 a un 5% circa. Questa è l’indicazione di massima a cui gli operatori si stanno attenendo – aggiunge Cicconi Massi –. Auspichiamo per altro che gli aumenti, molto spesso dettati da mera speculazione, possano ricondursi a percentuali più accettabili".

Giulia Mancinelli