Strage di Corinaldo, la testimonianza choc: "Tutti sapevano che la capienza si sarebbe superata”

Strage di Corinaldo, testimonianza choc dell’amministratore unico della società che gestiva la Lanterna Azzurra

Testimonianza choc: "Tutti sapevano che la capienza si sarebbe superata"

Testimonianza choc: "Tutti sapevano che la capienza si sarebbe superata"

Ancona, 3 febbraio 2023 - “Lo sapevano tutti che si sarebbe superata la capienza quella sera di Sfera Ebbasta ma era un evento che avrebbe rimesso in piedi la società che non se la stava passando bene. La commissione? Su balaustre e uscita non ebbero nulla da eccepire".

Approfondisci:

Strage di Corinaldo, le testimonianze: "Noi, i sopravvissuti nell’inferno: derubati e schiacciati nella calca"

Strage di Corinaldo, le testimonianze: "Noi, i sopravvissuti nell’inferno: derubati e schiacciati nella calca"

Emergono particolari da brivido sulla strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo, la discoteca dove la notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018 morirono cinque adolescenti e una mamma. Ad evidenziarli ieri, nel processo bis che è in corso al tribunale di Ancona per fare luce sulla sicurezza e le responsabilità di chi ha rilasciato la licenza per pubblico spettacolo, è stato Francesco Bartozzi, 33 anni, l’amministratore unico della società Magic Srl che ha gestito il locale fino alla sera della tragedia e che ha già concluso la sua posizione con un patteggiamento a 2 anni e 8 mesi. Un amministratore solo sulla carta da quanto è emerso in aula per sua stessa ammissione visto che "non decidevo nulla, ero solo un prestanome di Marco Cecchini (il dj che la Procura considera l’amministratore di fatto, ndr) e Carlantonio Capone".

Bartozzi ha riferito anche che le firme sui contratti per gli artisti, compresa quella per la serata di Sfera Ebbasta, non erano le sue. "Firmava Capone, usava la foto di una mia firma". Lui aveva assunto la carica di amministratore unico perché glielo aveva chiesto Marco Cecchini. "Stavo passando una situazione economica precaria – ha spiegato Bartozzi – e loro mi pagavano per quel ruolo, fino a 300 euro a serata. Perché non hanno fatto loro l’amministratore? Non volevano correre rischi personali".

Bartozzi, sollecitato dalle domande dei pubblici ministeri Paolo Gubinelli e Valentina Bavai, ha riferito anche sul sopralluogo della commissione di vigilanza fatto il 12 ottobre del 2017, prima che la stessa rilasciasse la licenza per pubblico spettacolo, quelle composta dagli imputati del processo bis, l’ex sindaco di Corinaldo Matteo Principi, il vigile del fuoco Rodolo Milani, il geometra dello sportello comunale Suap Massimo Manna, il vigile urbano Stefano Martelli, il funzionario dei Area Vasta 2 Francesco Gallo e l’esperto di elettronica Massimiliano Bruni. "C’ero anche io – ha detto Bartozzi – hanno controllato i bagni e una sala interrata, questa per il vigile urbano aveva problemi, era troppo bassa, ma gli altri hanno detto che andava bene così. Se sono usciti anche fuori? Sì ma non hanno avuto nulla da eccepire sull’uscita di sicurezza e le balaustre che io ricordi (quelle dove si sono poi verificati i morti, ndr)". Bartozzi ha poi aggiunto che "sì, a vista le balaustre non erano messe bene".

Tornado a riferire sulla capienza e sul sovraffollamento l’ex amministratore unico ha ribadito "che tutti sapevano, dal pr e addetti ai lavori fino ai soci, i proprietari e chi ha dato i permessi" e ancora "facevamo entrare fin quanto c’era gente che entrava, io non potevo oppormi, se fuori c’erano altri 500 che volevano entrare Cecchini e Capone decidevano che entravano".

Ieri è stato sentito come testimone anche un altro amministratore unico della Magic, Lorenzo Sgreccia, in carica dal 2014 al 2015, quando la discoteca subì due sospensioni, una per il mancato rispetto delle norme antincendio e l’altra dopo un esposto anonimo inviato alle forze dell’ordine che denunciava la sistematica violazione della capienza, la somministrazione di alcol a minorenni e continue risse. "Solo una disgrazia – scrisse l’anonimo tre anni prima della tragedia – potrà fermare questa illegalità".

Dai tabulati telefonici del 2017 il pm Gubinelli ha letto in aula una conversazione tenuta da Sgreccia con Marco Cecchini che attendeva il parere della commissione dopo il sopralluogo. Sgreccia diede a Cecchini il numero di Manna, il geometra della commissione indagato, dicendo "chiamalo, fagli il nome mio che mi è mezzo parente". Prossima udienza il 17 febbraio.