Strage di Corinaldo, la difesa: "Discoteca inadeguata"

Secondo i loro legali, gli imputati non erano andati al Lanterna Azzurra insieme

Ancona, il processo per la strage di Corinaldo (Foto Antic)

Ancona, il processo per la strage di Corinaldo (Foto Antic)

Ancona, 16 luglio 2020 -"Non erano insieme e non volevano uccidere". Questa la versione dei legali di Ugo Di Puorto, Raffaele Mormone, Andrea Cavallari, Moez Akari, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah, i sei giovani accusati di aver causato il fuggi-fuggi all'interno del 'Lanterna Azzurra Clubbing' di Corinaldo, dove nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018 morirono cinque adolescenti e una giovane mamma.

Davanti al gup, Paola Moscaroli, per l'udienza del processo con il rito abbreviato e a porte chiuse, hanno parlato gli avvocati dei giovani modenesi, accusati di omicidio preterintenzionale, associazione a delinquere finalizzata a furti e rapine, lesioni personali anche gravi e singoli episodi di furti e rapine commessi in diversi locali notturni.

L'obiettivo dichiarato era quello di smontare l'accusa di associazione a delinquere: non una banda unica, ma tre bande diverse, due delle quali senza alcun legame con lo spray che è stato spruzzato in sala e che ha reso l'aria irrespirabile. Inoltre, i legali che sono intervenuti nelle circa 8 ore dell'udienza hanno puntato il dito contro le carenze strutturali e le concessioni per il pubblico spettacolo del 'Lanterna Azzurra Cluibbing' (queste ultime oggetto di un secondo filone d'inchiesta, ndr). La prossima udienza è stata fissata per il 23 luglio, per consentire alle difese di completare le requisitorie; la sentenza dovrebbe arrivare il 30 luglio.