Strage di Corinaldo, la vittima ed eroe: “Daniele mi ha salvato, poi è rimasto schiacciato”

La testimonianza inedita di un amico di Pongetti è emersa nel processo. "Ho perso i sensi ma lui è riuscito a farmi riprendere con alcuni schiaffi. Purtroppo dopo è stato travolto e io non ho potuto più fare nulla”

Daniele Pongetti, morto nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo

Daniele Pongetti, morto nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo

Ancona, 1 aprile 2023 – Daniele Pongetti ha salvato una vita prima di morire alla Lanterna Azzurra di Corinaldo. Il particolare, inedito, è emerso ieri al tribunale dorico, dove è in corso davanti alla giudice Francesca Pizii il processo bis sulla strage di Corinaldo, quello relativo alla sicurezza del locale e ai permessi rilasciati per il pubblico spettacolo.

E’ stato l’avvocato Marina Magistrelli, che difende l’ex sindaco di Corinaldo, Matteo Principi, imputato insieme ad altre otto persone perché presiedeva la commissione che rilasciò il nullaosta al locale, a farlo emergere. I dettagli sono contenuti in una delle testimonianze raccolte dopo i fatti dai carabinieri del Nucleo Investigativo, che hanno sentito come persone informate sui fatti oltre un migliaio di persone.

Un testimonianza scritta, contenuta nel fascicolo di indagine, dove un amico di Daniele riferisce particolari della fuga dalla discoteca dopo che era stata spruzzata nell’aria una sostanza urticante che impediva ai presenti di respirare bene. L’amico è un giovane di Senigallia. Appena uscito all’esterno, a causa delle spinte ricevute da chi come lui tentava di lasciare l’interno della discoteca, è caduto fuori dal camminamento "lato sinistro – dice – per il cedimento della balaustra".

Poco dopo ha perso i sensi ma "solo grazie all’intervento del mio amico Daniele Pongetti sono riuscito a riprendermi – continua il racconto – mi ha dato alcuni schiaffi prima di riuscire a liberarmi dal groviglio di persone che erano sia sotto che sopra di me".

Lì il testimone è rimasto almeno per 15 minuti e in quel frangente però ha visto Daniele venire travolto dalla caduta di altri ragazzi che continuavano ad uscire dalla discoteca. Era vicino a lui e lo ha visto perdere i sensi, senza possibilità di aiutarlo: "Avrei voluto fare qualcosa – riporta la testimonianza resa allora – ma ero talmente bloccato da non riuscire a muovermi".

Dopo essersi liberato, l’amico, insieme ad altri loro amici, hanno sollevato di peso Daniele riuscendo a portarlo fuori dalla recinzione della discoteca. Lì ha provato anche a fargli un massaggio cardiaco perché "avevo appreso le tecniche a scuola" e non c’erano sanitari che in quel momento potevano farlo.

In aula è stata sentita come testimone anche la mamma di Daniele, non sapeva di questo particolare. Un racconto doloroso il suo, di come ha saputo di quello accaduto a Corinaldo, poi la corsa per raggiungere e cercare il figlio fuori della discoteca fino a quando "ho riconosciuto le sue scarpe sotto un lenzuolo – ha detto Donatella Magagnini – avrei barattato la mia vita per la sua, oggi vivo giorno per giorno, penso all’altra mia figlia, per quanto provi ad evadere pesa". Altre testimonianze si sono susseguite ieri in aula, amici, psicologi e il padre di Mattia Orlandi, morto alla Lanterna. Prossima udienza il 28 aprile.