Strage di Corinaldo, il padre di Mattia Orlandi: "Sei nei miei sogni, ma ti rivedrò"

Le lettere degli amici a una delle vittime della strage. Il padre Giuseppe le stringe al petto davanti alla tomba: "Parole d’amore per te"

Giuseppe Orlandi, padre di Mattia, davanti alla tomba del figlio con le lettere di amici

Giuseppe Orlandi, padre di Mattia, davanti alla tomba del figlio con le lettere di amici

Corinaldo (Ancona), 7 dicembre 2021 - Tre anni dopo la strage nella discoteca Lanterna azzurra di Corinaldo (Ancona), dove nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 sei persone morirono nella calca (cinque adolescenti e una mamma di 39 anni), e una sessantina rimasero ferite, tornano le iniziative "L’8 per il futuro", il format organizzato dal Cogeu (Comitato Genitori Unito) per commemorare le vittime Emma Fabini, Asia Nasoni, Benedetta Vitali, Mattia Orlandi, Daniele Pongetti, tra i 14 e i 16 anni, e la 39enne Eleonora Girolimini, e per riflettere sul divertimento in sicurezza.

Strage di Corinaldo, tre anni dopo la tragedia in discoteca. Cosa è successo

Dopo una notte di ricordi e preghiera a Corinaldo, un fascio di luce sarà puntato verso il cielo. Nell’agosto scorso l’Assemblea legislativa delle Marche, all’unanimità, ha proclamato l’8 dicembre "giornata del divertimento sicuro".

"Queste lettere ci dicono chi era Mattia, chi erano quei bravi ragazzi". Sono parole che toccano il cuore quelle di Giuseppe Orlandi, papà di Mattia, il ragazzo di 15 anni, promessa del calcio di Frontone, tra le sei vittime della strage di Corinaldo. Quella sera era uscito di casa con la sua Minicar. "Per andare in discoteca aveva preso la navetta – racconta Giuseppe – avrebbe potuto prendere la Minicar, far salire un amico e fare lo spavaldo, ma Mattia era un ragazzo con la testa sulle spalle, purtroppo ha pagato con la vita la colpa di chi non si è voluto prendere le proprie responsabilità".

Asia Nasoni
Asia Nasoni

Giuseppe, davanti alla tomba del figlio, stringe al petto quelle lettere dove viene raccontato Mattia; chi era, com’era, da chi lo ha vissuto come amico, compagno, fidanzato. "Ciao Matti, da quanto non ci sei la vita di tutti noi pesa di più – si legge in una delle lettere – ho paura Matti, tanta paura di scordarmi la tua voce, la tua risata, i tuoi modi di fare… guardo spesso le tue foto, ascolto i vocali, leggo affinchè questo non succeda".

E poi le parole di Noemi: "Non ho ancora realizzato quanto tutto si è sbriciolato così velocemente, non scorderò mai quella sera. Nonostante tutto so che il tuo ricordo mi darà forza sempre". Tra le tante parole dedicate a Mattia, i tanti ricordi impressi su quei fogli che rendono orgoglioso Giuseppe e sua moglie e gli danno la riprova di quanto il figlio sia stato per tutti quelli che lo hanno conosciuto, un dono prezioso. "So arrivato, dove sei è stato il testo del tuo ultimo messaggio – si legge in un’altra lettera – non sono mai riuscita a risponderti perché dopo pochi minuti… il panico. Quel filo sottile tra divertimento e sicurezza si era spezzato, a distanza di un anno non riesco a farmene una ragione.

Oggi ti voglio dire che ti sento e ti porto con me ogni singolo giorno: sei quell’angioletto che mi salva quando sto per cadere, che mi da la forza per continuare. Ti cerco nei miei sogni, fai parte dei ricordi più belli. Sei tatuato sulla mia pelle. Quando guardo la foto sul comodino inizio a piangere e mi fa male sapere che quella sera ti ho chiamato più volte senza avere una risposta. Quando parlo dell’accaduto, tutti si appigliano ad una parola: destino. Ti meritavi di più, ma ad alcune cose non ci si può opporre e il tuo arrivederci è una di queste. Io vorrei tanto oppormi caro Matti, vorrei che tu tornassi, non troverò pace finchè non ti rivedrò".