Strage, l’ottavo della banda verso un rito abbreviato

E’ l’ultimo componente del gruppo di giovani che erano entrati in azione alla Lanterna Azzurra di Corinaldo con gli spray per rubare collanine e portafogli

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Si dovranno aspettare altri tre mesi prima di sapere le sorti dell’ottavo componente della banda dello spray che agì a Corinaldo la notte della strage alla Lanterna Azzurra. Per Riccardo Marchi, 23 anni, bolognese, ieri si è tenuta l’udienza preliminare al tribunale di Ancona, dopo la richiesta di rinvio a giudizio fatta a gennaio scorso dalla Procura che lo ritiene responsabile, al pari degli altri sei giovani della Bassa Modenese (uno è poi morto prima del processo), per la morte di cinque minorenni e di una mamma di 39 anni avvenuta in discoteca la notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018. Per l’accusa c’era anche lui a Corinaldo a spruzzare spray e rapinare delle collanine gli avventori della discoteca. La gup Francecsa De Palma ha accolto solo le costituzioni di parti civili, da parte dei familiari delle vittime e dei feriti rinviando però la data per procedere nei confronti dell’imputato. La prossima udienza è stata fissata per il 18 luglio. Per quella data la difesa di Marchi, rappresentata dall’avvocato Cristiano Prestinenzi (foro di Bologna), formalizzerà la richiesta di far giudicare il suo assistito con il rito abbreviato. Ieri il legale ha solo anticipato in aula la possibilità del rito alternativo. "Il mio cliente è molto provato dalla vicenda giudiziaria – ha detto il legale –. I componenti della banda? Non li conosceva, eccetto uno". Quell’uno sarebbe Andrea Cavallari, con cui avrebbe condiviso l’auto per arrivare in discoteca, e che proprio nel processo di primo grado, quando venne sentito in aula, aveva detto di averlo conosciuto in una comunità dove erano stati entrambi e di aver omesso il suo nome "perché non volevo – disse - finisse nella mia stessa situazione". Marchi, rimasto indagato sempre a piede libero, avrebbe avuto un ruolo più defilato rispetto agli altri della banda tanto che il suo percorso giudiziario ha seguito un’altra strada rispetto a quella dei complici che finirono in carcere (per lui il gip non firmò la misura), dove sono tuttora, con una sentenza di condanna di secondo grado che ha inflitto loro pene che vanno da 10 a 12 anni. Le accuse per il 23enne sono le stesse degli altri, omicidio preterintenzionale plurimo, furto, rapina e lesioni. Non ha come loro l’associazione a delinquere.

Marina Verdenelli