Covid Ancona, la studentessa positiva rischia l'accusa di procurata pandemia

Il caso dell’alunna del Savoia-Benincasa al vaglio delle autorità sanitarie: non doveva andare a scuola. La preside: "Non voleva nuocere"

Alessandra Rucci, preside del Savoia Benincasa: nessun provvedimento verso la giovane

Alessandra Rucci, preside del Savoia Benincasa: nessun provvedimento verso la giovane

Ancona, 19 settembre 2020 - Rischia l’accusa di procurata pandemia e nella peggiore delle ipotesi anche di omicidio colposo la studentessa del Savoia-Benincasa risultata positiva al tampone dopo che lunedì scorso, pur sapendo di essere stata in contatto con un familiare contagiato, era andata in classe per il primo giorno di scuola. Formalmente nei suoi confronti non c’è ancora nessuna denuncia, ma la leggerezza appare evidente e potrebbe costare cara.

"Non aveva capito e nemmeno percepito il rischio fatto correre agli altri, era in buona fede pertanto non sarà adottato nessun provvedimento disciplinare. A noi interessa educare i ragazzi, puntiamo alla sensibilizzazione, qui una punizione non servirebbe e non verrà data". Così la preside dell’istituto superiore Savoia-Benincasa, Alessandra Rucci, spiega che la scuola non adotterà nessun provvedimento per la studentessa che, con un familiare positivo al Coronavirus, si è presentata in classe lunedì scorso facendo poi scattare la quarantena per i suoi compagni e cinque insegnanti.

Leggi anche Il bollettino Covid del 19 settembre

"Non sapeva ancora l’esito del tampone che il familiare ha fatto nel pomeriggio – precisa la dirigente –. Ha fatto una grave leggerezza. Il 15 a scuola però non è venuta, immaginiamo che avesse saputo della positività del familiare solo dopo". L’alunna, maggiorenne, era stata in stretto contatto con una persona di casa che aveva tutti i sintomi riconducibili al virus, come la perdita di gusto e olfatto, stanchezza e febbre. Lei invece i sintomi non li aveva e, credendo di stare bene non è voluta mancare per il primo giorno di scuola. Il membro della sua famiglia non aveva ancora fatto il tampone quando lei, la mattina ha deciso di presentarsi in classe, il 14 settembre. Il suo parente il tampone nasofaringeo lo avrebbe fatto poi quello stesso giorno. La studentessa avrebbe dovuto aspettare almeno l’esito prima di presentarsi in classe, come viene raccomandato e ripetuto da mesi attraverso tanti canali di informazione, perché la persona con cui era entrata in stretto contatto i sintomi li aveva tutti.

"Pensava di stare bene – continua la preside – non si è resa conto di quello che ha fatto". Solo dopo aver appreso che il familiare era positivo le è stato indicato dall’ufficio prevenzione e sanità dell’Asur che anche lei doveva fare il tampone e rimanere in isolamento domiciliare fino alla risposta. Il 15 settembre infatti non è tornata a scuola e ha fatto anche lei il tampone i cui esiti sono stati comunicati alla scuola il 17 settembre, giovedì, facendo partire la profilassi per tutti i suoi compagni di classe, 25 ragazzi in tutto, e 5 insegnanti che sono stati a contatto con loro quella mattina per la ripresa delle lezioni. Nessuno al momento presenterebbe i sintomi del virus. "Gli insegnanti anche hanno scelto di continuare a fare lezione da casa – spiega la Rucci – perché non hanno problemi di salute. Si collegano con il computer a distanza. Noi ci occuperemo di garantire comunque un insegnante sostitutivo che starà in classe, da lunedì, per un controllo. Oggi (venerdì, ndr) e domani (oggi, ndr) avevamo già deciso che le lezioni sarebbero state per tutti a distanza per via dell’incendio al porto".