Fabriano, compito a scuola. Studenti senza smartphone per una settimana

Ragazzi disconnessi: "Leggono, si incontrano, studiano meglio"

Una scena del film ‘Cell’, tratto da un romanzo di Stephen King

Una scena del film ‘Cell’, tratto da un romanzo di Stephen King

Fabriano (Ancona), 16 marzo 2019 - Una settimana da ‘disconnessi’, cioè lontani dalla dipendenza da smartphone, schermi e computer. Ad azionare la macchina del tempo, per dieci coraggiosi studenti-cavia dai 14 ai 18 anni di età, è la professoressa di religione Cristina Corvo, dell’istito Morea di Fabriano, che sta regalando ai millennials il piacere di tuffarsi nel mondo dal sapore (per loro) antico di genitori e nonni: quando le emozioni, forse, erano reali e non virtuali. 

Lunedì scorso gli alunni – nove femmine e un maschio, di cinque classi diverse dal primo al quinto anno – hanno consegnato il proprio smartphone ‘sequestrato’ dalla prof, che ha chiuso i cellulari nella cassaforte nella scuola con l’impegno di riconsegnarli ai ragazzi soltanto lunedì prossimo.

Ferree le regole: utilizzo vietato anche dei cellulari di genitori e amici, tablet negati, accesso al computer consentito solo per navigare sul sito della scuola, unici telefoni ammessi la rete fissa di casa e gli apparecchi dei locali pubblici. Per tutto il resto c’è la vita, quella vera, quella della semplicità da riscoprire, del piacere di godersi un panorama, un tramonto, un libro, una corsa spensierata dietro un pallone, un sorriso tra amici o quattro chiacchiere in famiglia finalmente senza l’assillo del mal du siècle dei nativi digitali.    Una settimana offline per vedere il mondo da una prospettiva diversa, che profuma di libertà e che a breve sfocerà nella realizzazione di un docufilm con le testimonianze dirette dei ragazzi. La presentazione del video avverrà il 2 maggio, quando gli studenti saranno in visita scolastica alla comunità di recupero di San Patrignano. 

Le prime immagini sono state già girate nella sala-confessionale, in stile Grande Fratello, allestita in un’aula della scuola fabrianese, dove tutte le mattine all’ora di ricreazione gli alunni si ritrovano per condividere esperienze, debolezze e aneddoti del percorso no digital.

«Ieri – ha detto una ragazza – ho fissato il cielo, volevo scattare una foto, ma non avendo lo smartphone l’ho fatta con la mia mente: è stato bellissimo e affascinante». E un’altra: «Sul bus ero l’unica che non avevo il telefonino in mano: fa male vedere così tanti ragazzi vicini ma lontani per colpa di uno schermo». Un altro ancora: «Mi ero messo in testa di prendere otto in diritto e stamattina ci sono riuscito, perché studiare senza la distrazione del cellulare è molto più semplice».   C’è perfino chi ha provato il gusto inedito di «stare attento a scuola quando i prof assegnano i compiti, perché non c’è più la possibilità di consultare di pomeriggio il gruppo whatsapp di classe chiedendo aiuto».

E chi, emulando quanto accadeva in gioventù a papà e mamma, ha rispolverato l’agenda di famiglia per segnare i numeri di telefono da contattare in caso di emergenze, non avendo più la possibilità di consultare la rubrica dei memorizzati. 

Insomma, quattro giorni sono bastati alla next generation per capire che, oltre ai social e ai selfie, c’è molto altro, perché, come ammette una di loro, «magari lunedì non saremo neanche troppo felici quando torneremo a fissare un telefonino perdendo magari il gusto delle emozioni vere». 

Fosse davvero così, sarebbe la vittoria più bella e l’insegnamento migliore della docente ai suoi coraggiosi ragazzi, stregati dal viaggio a ritroso nel tempo a mani libere e testa sgombra dalla dolce schiavitù tecnologica.