Stupro Ancona, l'incubo di Elisa. "Prigioniera del nigeriano. Ho paura della sua vendetta"

Intervista alla 22enne, prigioniera di un nigeriano e salvata dagli agenti ad Ancona

Via Pergolesi, la casa degli orrori

Via Pergolesi, la casa degli orrori

Ancona, 14 novembre 2018 - Parla Elisa, la 22enne anconetana trovata dalla polizia dentro un appartamento di via Pergolesi, a due passi dagli Archi e dalla stazione, la mattina del 6 novembre scorso. Quel giorno la squadra mobile era impegnata in un blitz antidroga all’interno del tugurio, in mezzo ai rifiuti e al degrado. In camera da letto, ancora stordita, c’era lei. Il suo racconto, le presunte violenze di cui sarebbe stata vittima hanno spinto gli inquirenti ad arrestare un nigeriano di 36 anni, Isaac Adetifa Adejofu. 

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Elisa, sa di aver rischiato di fare la fine di Pamela Mastropietro e Desirée Mariottini? 

«Purtroppo sì. Ne sono consapevole, mi è andata bene. Ricordo quelle storie, mi fecero pensare per qualche istante, ma purtroppo io ero entrata in un tunnel».

Adetifa dice che lei era la sua ragazza, è così? 

«Non è vero». 

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Il nigeriano sostiene che voi eravate una coppia a tutti gli effetti, dice la verità?

«Non siamo mai usciti insieme e lo sanno tutti, non solo lui. Io so per certo che lui non ha prove, perché chi esce come una coppia normale, come fidanzati, dovrà pur avere una foto, un messaggio e così via». 

È mai stata consenziente ad un rapporto sessuale? 

«Mai, questa cosa non è successa mai. Glielo potrei dire anche in faccia, anche se non ho più intenzione di vederlo». 

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Quell’uomo è una persona violenta? 

«Molto». 

E lo è stato anche con lei? 

«Sì». 

Perché non ha fatto nulla per scappare da lì? 

«Vivevo un incubo di cui non ero cosciente. Molte cose su Adetifa le ho scoperte soltanto dopo essere stata salvata dalla polizia. Io avevo un’altra maniera di vedere le cose, oscurata e confusa. La polizia mi ha aiutato a capire in quale situazione fossi finita». 

È passata una settimana esatta dal blitz della polizia, come sta adesso? 

«Sono sincera, sto passando un momento molto duro». 

Ha paura? 

«Tantissima. Il timore è che, dopo aver raccontato le violenze, qualcuno vicino a lui possa farmi del male. Addosso ho una paura che non si può immaginare. Loro sono tanti e io da sola». 

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Non poteva staccarsi da lui, da quella casa, da quelle violenze? 

«Mi assillava, mi diceva ‘vieni dai, vieni qui’, cose che ho dimostrato alla polizia». 

È tornata al lavoro? 

«Sì, praticamente subito. Mi fa andare avanti. Perdessi il lavoro, dove sono assunta da oltre un anno e mezzo, mi ammazzerei». 

Elisa, questa storia, al netto dell’incubo, cosa le ha insegnato? 

«Voglio cambiare vita. Da quel giorno non ho più toccato nulla. Se mi facessero le analisi risulterei pulita. Prima ero in un vortice e non ne potevo fare a meno. Sto affrontando due problemi al tempo stesso: uscire dal tunnel della droga e dimenticare le violenze. Non è facile andare al lavoro o stare in famiglia sempre col sorriso stampato in faccia». 

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Vuole uscire dalla dipendenza dall’eroina? 

«Certo. Ho provato vergogna. Nel passato ho avuto problemi di cui mi assumo la responsabilità, nessuno mi ha costretto, lo sbaglio l’ho fatto io. Adesso voglio cambiare perché ho solo 22 anni e una vita davanti». 

Resterà ad Ancona? 

«Qui non ci sto bene, sto valutando alcune cose».