"Il sushi e una malattia rara, così il trapianto di fegato mi ha salvata"

Abbiamo incontrato Caltrina Bunjak, 21 anni, arrivata all’ospedale di Torrette di Ancona in gravissime condizioni: "Qui hanno davvero fatto un miracolo"

Caltrina Bunjak a Torrette è stata salvata con un trapianto di fegato

Caltrina Bunjak a Torrette è stata salvata con un trapianto di fegato

Ancona, 2 aprile 2021 - Salvata da morte certa grazie ad un fegato nuovo donato in emergenza: l’incredibile storia di Caltrina, la ragazza rimasta aggrappata alla vita. Nel vederla camminare lungo il corridoio principale del quarto piano dell’ospedale regionale di Torrette nessuno penserebbe a quello che ha dovuto sopportare negli ultimi due mesi.

In abiti civili, il passo lento ma sicuro, i capelli lunghi e la luce degli occhi che spunta sopra la mascherina indossata. Caltrina Bunjak, commessa di 21 anni, origini albanesi ma nata a Foligno, pochi giorni fa è stata dimessa da Torrette.

Gli ultimi due mesi per lei sono stati un vero incubo, con la vita appesa ad un filo in ben due momenti della sua degenza a causa di una grave forma di cirrosi epatica. A salvarle la vita il trapianto di fegato effettuato dall’équipe del professor Marco Vivarelli, responsabile della chirurgia epatobiliare e dei trapianti dell’azienda Ospedali Riuniti, a cui la ragazza è stata sottoposta il 2 febbraio scorso. Eppure non è stato facile.  

"Pochi giorni dopo il trapianto ho avuto una crisi di rigetto – racconta la ragazza che mette volto e parole sulla sua storia di rinascita – e per me è tornata la paura. Mi hanno dovuto rimettere in rianimazione e lì sono rimasta per parecchio tempo prima che potessi tornare ad aprire gli occhi. Per fortuna vicino a me ho sempre avuto degli angeli, il personale della divisione di rianimazione: mi hanno aiutato, sopportato, sono stati tutti dolcissimi, non li dimenticherò. Non pensavo mai di dover crescere così in fretta rispetto alla mia età. Questa esperienza è stata drammatica, per me e per la mia famiglia, mi ha segnato per la vita e la porterò dentro di me per sempre. Ora vedo le cose in maniera diversa".

Il 24 gennaio scorso lo choc è arrivato all’improvviso. La sera prima aveva consumato del sushi, ma il tempo e le indagini di laboratorio hanno confermato che quel cibo aveva soltanto avuto un ruolo accelerante di una patologia di cui Cantrina non era a conoscenza: "La mattina successiva mi sono svegliata con la pelle e gli occhi gialli e un fortissimo dolore allo stomaco – racconta Caltrina – Ho subito fatto le analisi del sangue, ma le cose sono peggiorate e in pochi giorni sono passata da Foligno alla rianimazione di Ancona dove sono arrivata il 27 gennaio in eliambulanza.

Di tutto questo periodo ho ricordi molto vaghi, dal motore dell’elicottero alle parole dei medici. Non capivo cosa mi stesse accadendo, perché mi dicessero ‘abbiamo trovato un fegato, eri in un lista di emergenza nazionale’ oppure ‘hai rischiato di non farcela’. Onestamente non ho mai pensato che il mio problema fosse così grave, addirittura al punto da richiedere un trapianto. Ora lo posso dire, è stato un miracolo quello fatto dal professor Vivarelli e il suo staff e quello della dottoressa Cerutti in rianimazione".

Ora prima di tornare a casa Caltrina resterà ad Ancona per qualche giorno sottoponendosi ai controlli di routine: "Sono con mia madre, stiamo in un appartamento qui vicino; mia sorella è con mio padre a Foligno. Non vedo l’ora di rivedere gli amici e di tornare al lavoro. Del resto sto bene e miglior giorno dopo giorno. A parte una pillola quotidiana per tenere sotto controllo il fegato e alcune tipologie di cibo posso fare ciò che facevo prima".

Infine il rapporto con Ancona e le Marche: "Quando ero piccola venivamo al mare a Palombina. Passavamo davanti all’ospedale, non pensavo di finirci dentro un giorno e soprattutto che fosse così grande".