"Tambroni, un privato potrebbe riaprirlo"

Dopo la sentenza beffa che ha condannato l’Inrca a dare altri soldi alla ditta, parla Sturani che da sindaco lo inaugurò prima del sequestro.

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di Marina Verdenelli

Il Tambroni può riaprire se ci fosse un privato disposto ad investire 6 milioni di euro per metterlo a norma e a prenderlo poi in concessione con una entrata fissa, quella dei 60 posti letto convenzionati con il servizio sanitario della Regione. Dopo le vicende giudiziarie che hanno riguardato il pensionato di Posatora costato 8 milioni di euro di soldi pubblici e mai aperto (l’ultima anticipata ieri dal Carlino con l’Inrca condannata ora dalla Corte di Appello a pagare altri 281mila euro alla ditta esecutrice del progetto per lavori in più fatti), non è tutto perduto per la struttura. "Dopo il dissequestro dell’immobile – spiega Fabio Sturani, ex sindaco di Ancona che era in carica come primo cittadino quando il Tambroni venne inaugurato il 13 dicembre del 2005 e oggi in forza all’ufficio di presidenza del governatore della Regione uscente Luca Ceriscioli – avvenuto nel 2016, ho fatto fare io una progettazione agli uffici, attraverso un servizio di edilizia ospedaliera creato a posta per i progetti dei vari ospedali che la Regione doveva e deve seguire, per il recupero dell’edificio che non è stato mai aperto. Era il 2018, non ero più sindaco della città. Il progetto di recupero ha stimato 6 milioni di euro di spesa. Prevedeva il rifacimento della copertura perché ci pioveva dentro, degli infissi perché le finestre erano state montate al contrario e quindi entrava l’acqua, e degli impianti che dopo dieci anni non erano più a norma e andavano rifatti". Sei milioni di euro che verrebbero abbattuti in poco tempo a chi sarà disponibile a fare l’investimento perché la richiesta di strutture per anziani cresce ogni anno di più e Ancona aspetta da 38 anni, da quando il vecchio Tambroni, rimasto danneggiato dalla frana Barducci del 1982, chiuse i battenti per sempre. Ricostruito quello nuovo, con un appalto assegnato alla ditta Cpc di Roma nel 2001, scattarono i sigilli della magistratura a 4 mesi dalla sua inaugurazione, per gravi carenze strutturali che un processo penale a carico di tecnici e costruttore ha portato, nel 2011, a tutte assoluzioni per mancanza di dolo.

Fino al 2017 era stata presa in considerazione la soluzione dell’abbattimento dell’immobile perché costava meno demolirlo che rimetterci le mani. Poi il cambio di rotta che portò a ragionare su un project financing, il coinvolgimento dei soggetti privati nella realizzazione, nella gestione e soprattutto nell’accollarsi i costi dell’opera pubblica in vista di entrate economiche future dettate appunto dalla gestione del pensionato e della residenza sanitaria per anziani che giace chiuso da 15 anni in via della Cupa, a Posatora. "A fronte di quella progettazione – continua Sturani – si è iniziato a ragionare con l’Inrca, proprietaria dell’immobile, per vedere se c’erano privati interessati ad investire nel nuovo Tambroni con la formula del project. Sviluppato il percorso, non c’è stata mai però formalizzata nessuna proposta concreta anche se si erano fatti avanti dei privati interessati che poi non hanno concluso. L’idea per il recupero però rimane ancora questa, quello di affidare la messa a norma ad un privato che abbia interesse a non perdere tempo e a riaprire il Tambroni in tempo brevi per il servizio a cui era stato pensato, quello di residenza protetta per anziani e una residenza sanitaria assistenziale. L’obbiettivo è riaprirlo. Con i fondi Covid e quelli del Mes potrebbero aprirsi ulteriori scenari e possibilità per il suo recupero definitivo".