Gesti di autolesionismo, suicidi e aggressioni alla polizia penitenziaria. "Questi problemi nelle carceri marchigiane esistono – ha detto il procuratore generale Roberto Rossi – sono il frutto di un disagio dovuto all’edilizia per strutture ormai troppo piccole e per il sovraffollamento. A queste problematiche però esistono anche delle soluzioni già sperimentate qui che contengono in maniera elevatissima i disagi. Una è tenere impegnati i detenuti in attività lavorative che imparano proprio in carcere. Dove c’è questa possibilità abbiamo carceri modello". Il riferimento è per il carcere di Barcaglione, tra Ancona e Falconara, dotato di una azienda agricola che insegna ai detenuti a produrre miele, formaggi. Fino a poco tempo fa lo era anche quello di Pesaro. "Purtroppo sono stati interrotti finanziamenti – spiega Rossi – che consentivano i laboratori di falegnameria, quello di riparazione di elettrodomestici e quello per le biciclette. Finché ci sono stati non si sono riscontrati problemi dopo invece sì. Imparare un mestiere che li riscatti quando usciranno dal carcere e ricevere uno stipendio anche quando sono reclusi aiuta ad evitare aggressioni, suicidi e gesti autolesionistici".
Le maggiori criticità sono state registrate a Pesaro, dove a fronte di una capienza di 150 detenuti ne ospita 250, e a Montacuto arrivato a 330 detenuti a fronte di una capienza di 250. La soluzione per il procuratore non è tanto costruire nuove carceri ma "è più semplice ampliare quelle esistenti, ricavare degli spazi dove indire corsi, far studiare i detenuti tenerli impegnati".