"Torturata e imprigionata nella Turchia di Erdogan La mia battaglia sempre nel nome della libertà"

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L’Adriatico Mediterraneo Festival ha sempre avuto una vocazione all’impegno sociale e politico, con il ciclo "Diritti e Rovesci". Oggi (ore 18.30) nello Spazio Cinema, a cura del Garante regionale per i Diritti della Persona, protagonista è la scrittrice turca Pinar Selek ("La questione turca: diritti e democrazia ai tempi del sultano"). La Selek, sociologa, racconta le minoranze oppresse dalla Turchia. Nel 1998 è accusata di complicità con il partito curdo PKK. Viene torturata affinché confessi i nomi dei suoi contatti. Resiste, e in prigione viene a sapere di essere accusata di terrorismo. Seguono quattro assoluzioni, ma l’accanimento contro di lei continua.

Selek, lei è un ‘caso estremo’, ma cosa significa per una persona ‘normale’ che crede nella democrazia e nella libertà di pensiero e parola vivere oggi in Turchia?

"Da sempre in Turchia, il potere politico ha condannato a morte, al carcere o all’esilio chi crede nella libertà. Nonostante questa violenza, non sono riusciti a spegnere o diminuire il fuoco. La resistenza è sempre forte in Turchia. Questa repressione non è di oggi ma i metodi sono gli stessi".

E cosa significa essere una donna nel suo Paese?

"Oggi le donne in tutto il mondo sono di fronte a nuove difficoltà. La Turchia fa parte di un grande scenario in cui regnano neo-conservatorismo e neoliberismo. I conservatori di ogni religione si alleano contro donne e omosessuali. Le lotte femministe sono sempre più transnazionali. Il movimento femminista in Turchia rinnova di continuo le sue tattiche e i suoi metodi di mobilizzazione. Le donne in Turchia hanno una forza collettiva, e vinceranno!".

Erdogan è un vero moderno sultano? O possiamo togliere la parola ‘moderno’?

"Preferisco dire ‘neo’, ma non è il primo. In Europa voi non conoscete gli altri perché i media parlano dei problemi in Turchia sulla base della posizione dei paesi europei. Questi paesi hanno avuto sempre un ruolo nell’organizzazione dei poteri in Turchia".

Lei è stata imprigionata e torturata. Non si è mai detta ‘era meglio tacere e vivere un’esistenza tranquilla?

"Non rimpiango niente perché amo il fuoco che mi anima e che mi dona la gioia di vivere!".

Chi sono le ‘Formiche festanti’, titolo del suo ultimo libro?

"Sono le folli e i folli transnazionali che scavano e distruggono tutti gli ordini politici, sociali ed economici e creano vite poetiche. Il romanzo si svolge in Francia ma i tunnel scavati superano tutte le frontiere politiche, sociali e culturali. Se ci riescono, la nostra vita si trasformerà in un racconto di fate!".

Raimondo Montesi