Ancona, torturata dal fratello perché non è una brava islamica

L’inferno per la ragazza è cominciato dopo la morte del padre, quando aveva appena 14 anni: violenze e umiliazioni anche per i vestiti all’occidentale

Violenza sulle donne (foto di repertorio)

Violenza sulle donne (foto di repertorio)

Ancona, 9 ottobre 2021 - Muore il padre e lei, appena 14enne, si ritrova a subire le violenze fisiche e psicologiche del fratello maggiore. Non poteva uscire con gli amici, al funerale del padre l’aveva presa a schiaffi perché si era commossa e se alzava la voce per difendersi veniva sottoposta a punizioni corporali, come quella di subire la lama di un coltello arroventato su mani e gambe per farle avere sempre impresso che non doveva ribellarsi. Quattro anni sarebbero durate le torture e le privazioni durante le quali non sono mancate minacce di morte e offese come questa: "Dovresti essere trattata come una portatrice di handicap, sei inutile, non vali niente".

Per il fratello la sorella non era all’altezza della loro religione, quella islamica. Adesso lui è finito a processo per maltrattamenti in famiglia. Ieri mattina, in tribunale, doveva aprirsi il dibattimento davanti al giudice Maria Elena Cola ma l’udienza è stata rinviata al 17 marzo 2022, per ridefinire il calendario davanti ad un altro giudice.

Imputato un marocchino che oggi ha 29 anni, difeso dall’avvocato Luca Montanari. I fatti di cui è accusato sono accaduti tra il 2013 e il 2017, quando la vittima aveva 14 anni. Il nucleo familiare abitava inizialmente a Filottrano ma dopo la morte del capofamiglia, il padre, avvenuta nel 2013, si erano trasferiti tutti a Jesi. I problemi per la minorenne, oggi 22enne, sono iniziati proprio con la morte del genitore. Era al suo funerale quando il fratello, che aveva preso le redini di famiglia, l’aveva schiaffeggiata perché l’aveva vista piangere.

Un giorno, vedendola in compagnia di un coetaneo l’aveva trascinata a casa prendendola per i capelli e aveva minacciato il ragazzino con cui era di non farsi più vedere con la sorella. In un’altra occasione la 14enne era finita al pronto soccorso e lui, quando fu dimessa, la colpì all’addome ritenendo che la sorella aveva finto un malore. Le percosse furono così violente che la minore fu ricoverata di nuovo in ospedale.

Quando era a casa le controllava lo zainetto con cui andava a scuola per vedere se nascondeva dentro vestiti troppo all’occidentale e che lui non voleva che indossasse perché non consoni alla religione professata. Frugando nel suo zainetto un giorno aveva trovato delle cartine per fare sigarette e per questo la prese a schiaffi.

Quando un altro giorno si accorse che la sorella forse aveva fumato una sigaretta, l’aveva punita scaldando un cucchiaio sul fuoco per poi premerlo sul dorso di una delle sue mani. Un’altra volta, perché aveva alzato la voce con la madre, l’aveva ferita ad un polpaccio, marchiandola con la lama calda di un coltello. La 14enne sarebbe stata picchiata anche quando provò a difendere la cognata dalle percosse del marito.

Botte e offese sono andate avanti fino a quando, ormai 18enne, la giovane è riuscita a lasciare la casa e a denunciare il fratello padrone.