
Una foto di Padre Guido all’epoca della guerra
Sarà presentato domani (ore 17) nella sala del Consiglio comunale di Ancona "Tra gli archivi dell’opera di Padre Guido - Storie e volti di una comunità nelle emergenze sociali. Dalla fine dell’Ottocento alla ricostruzione". E’ un lavoro di ricerca storica che ha richiesto alcuni anni, e che rappresenta una sorta di ‘storia inedita’ della città. Uscito per le edizioni del Consiglio regionale delle Marche, il volume nasce per volontà delle suore Missionarie Francescane della Carità, in occasione degli 80 anni di attività della Mensa del Povero di Ancona. Affidato al professor Lorenzo Manenti, il progetto raccoglie una notevole produzione documentaria in parte sconosciuta agli studiosi e al pubblico, in grado di rivedere integralmente la vicenda di Padre Guido Costantini e, per buona parte, della stessa Ancona.
In particolare, frate Guido fu dal 1936 al 1948 parroco di S. Giovanni Battista, a Capodimonte, dove aprì, con piglio quasi sindacale, la prima mensa per i lavoratori del porto e il primo laboratorio per il riuso degli abiti. Si preoccupò anche della custodia dei loro figli (asilo, doposcuola elementare e apprendistato femminile di sartoria e taglio). Una sorta di manager del sociale, diremmo oggi, con un ruolo importante a livello politico negli anni della Liberazione e del dopoguerra. Interessante il rapporto con il generale Anders, e l’incarico di Commissario civile dell’Ospedale di Ancona, le relazioni e la corrispondenza con politici ed amministratori locali e nazionali. Adeguò sempre tutte le sue iniziative alle necessità del momento, allargando molte attività dalla dimensione puramente caritativa fino all’accoglienza.
Lo spirito solidaristico fa parte della cultura della città e questo lavoro di ricerca lo conferma fortemente. Insieme all’autore, presenteranno il libro gli storici Massimo Papini e Marco Moroni e il giornalista Vincenzo Varagona. E’ prevista la presenza dell’arcivescovo di Ancona e Osimo, monsignor Angelo Spina. L’Archivio è materialmente collocato nella sede dell’Oasi di Posatora (Zona Carmine), e sarà consultabile da studiosi, ricercatori e studenti, divenendo un ulteriore giacimento culturale al servizio della città e della regione.