Tragedia Corinaldo, un anno dopo. "La mia vita senza Ele"

Paolo Curi ha perso la moglie di 39 anni: era con la figlia alla Lanterna Azzurra. "Ho chiuso l’azienda e penso solo ai miei quattro ragazzi"

Paolo Curi, 43 anni, nella tragedia di Corinaldo ha perso la moglie Eleonora

Paolo Curi, 43 anni, nella tragedia di Corinaldo ha perso la moglie Eleonora

Senigallia (Ancona), 4 dicembre 2019 - Quel maledetto 8 dicembre alla Lanterna Azzurra c’era anche Paolo Curi, insieme alla moglie Eleonora Girolimini (39 anni), morta nella strage di Corinaldo, e la figlia Gemma, salvata dall’ultimo gesto d’amore della mamma. In un anno Paolo ha dovuto ricostruirsi la vita. È ripartito da zero. Ha cambiato casa e lavoro e il suo tempo libero è tutto per i suoi quattro figli: le gemelline Alma e Dora, 8 anni, Gemma, 12 anni e Alessandro, che tra meno di un mese spegnerà la sua terza candelina. Il vuoto per la perdita di Eleonora è grande, ma Paolo si è fatto forza e, mattone dopo mattone, ha continuato a costruire la sua famiglia, quella che Eleonora amava tanto.

Paolo, a distanza di un anno dall’accaduto, com’è cambiata la sua vita? «Ho dovuto ricominciare daccapo. Ho cambiato casa, dopo 17 anni ho lasciato il casale che io ed Eleonora avevamo ristrutturato otto anni fa. Doveva essere la casa dove passare la nostra vita, dove vedere crescere i figli e poi i nipoti».

L’ha messa in vendita? «No, l’ho affittata e con il ricavato ci pago l’affitto dell’appartamento dove vivo con i miei figli. È vicino a mia suocera, alla scuola, così è più facile per tutti».

In futuro pensa di tornarci? «Certo che si, sarà una nuova ripartenza in un luogo tanto caro ad Eleonora e che contiene tutti i nostri ricordi. È quella la nostra casa».

Oltre alla casa, lei ha cambiato anche lavoro? «Sì, anche se l’azienda andava molto bene. La parte amministrativa la gestiva Eleonora, così come i figli. Io pensavo a lavorare. Da quella sera è cambiato tutto, ora ho vinto un bando e lavoro in Comune e il mio tempo libero è tutto per i bambini. L’unico aspetto bello di tutto quello che è accaduto è che mi dedico più a loro che ogni giorno mi danno la forza per andare avanti».

Molto dura? «È difficile, ma si fa tutto. Cucino, gioco, lavoro, ma abbiamo anche l’aiuto di mia suocera e di una ragazza che ci ha affiancato l’Amministrazione comunale. Per questo voglio ringraziare il sindaco Maurizio Mangialardi che ci è stato vicino ed ha fatto di tutto, forse anche di più per aiutarci».

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Un mese fa avete festeggiato il 40esimo compleanno di Eleonora… «È stata una bellissima festa, abbiamo ricevuto l’affetto di tutte le persone che ci vogliono bene. Ci sono stati canti, balli, letture, spettacoli dei bambini, tutte cose che piacevano Eleonora».

Cosa ricorda di quella sera? «Di quella sera non voglio più parlarne. Riguardo alle indagini invece, so che stanno andando avanti ed ho fiducia nella giustizia».

Indagini per cui è stato fatta un’ulteriore proroga… «L’avvocato mi ha spiegato che si tratta di tempi tecnici necessari per arrivare alla verità».

È più tornato alla Lanterna Azzurra? «No. Non c’ero mai stato prima di quella sera e non avrei voluto esserci».

Dopo l’accaduto, aveva detto di essere molto arrabbiato, lo è ancora? «Si, ce l’ho con la Commissione che ha riaperto la discoteca, ce l’ho con chi ha spruzzato lo spray, con tutte quelle persone che hanno un ruolo di responsabilità. Mia moglie è morta per colpa loro».

Che immagine ha di Eleonora? «Non ne ho una in particolare, ma tante. La vedo in tanti momenti della giornata, sorridente, tranquilla, com’era lei. La riesco ancora a respirare ma mi manca da morire».