RAIMONDO MONTESI
Cronaca

Tredici anni senza Paolucci: "Un maestro per i giovani. Ci ha insegnato che il teatro è sudore, fatica e sogno"

Alle Muse il ricordo più bello di una delle figure chiave del teatro italiano. L’emozione della moglie, Paola Giorgi, il direttore di Marche Teatro Di Pasquale:. "La memoria è il riconoscimento più importante per noi artisti".

Alle Muse il ricordo più bello di una delle figure chiave del teatro italiano. L’emozione della moglie, Paola Giorgi, il direttore di Marche Teatro Di Pasquale:. "La memoria è il riconoscimento più importante per noi artisti".

Alle Muse il ricordo più bello di una delle figure chiave del teatro italiano. L’emozione della moglie, Paola Giorgi, il direttore di Marche Teatro Di Pasquale:. "La memoria è il riconoscimento più importante per noi artisti".

Tredici anni fa ci lasciava Tommaso Paolucci, uomo e professionista indimenticabile, figura chiave del teatro italiano, che tanto ha dato alle sue amate Marche. Ieri alle Muse in molti sono intervenuti all’incontro voluto dall’attrice e produttrice Paola Giorgi, moglie di Paolucci e presidente dell’Associazione Teatrale Culturale a lui intitolata, oltre che direttore artistico di Bottega Teatro Marche. Alcuni dei più importanti esponenti del mondo dello spettacolo regionale celebrano Paolucci, ma con lo sguardo rivolto anche al futuro.

Il padrone di casa, Giuseppe Dipasquale, direttore di Marche Teatro, osserva che "la memoria è il riconoscimento più importante per noi artisti, perché scriviamo il nostro destino sul nulla, costruiamo una sera per la sera, e poi finisce tutto. Ma dalla memoria possiamo anche trarre spunti per il presente".

E di ‘spunti’ Paolucci ne ha lasciati tanti. A partire dai giovani. Nel suo commovente ricordo iniziale Paola Giorgi parla del marito come di "un maestro per tanti ragazzi, me compresa, che ardevano di passione per il teatro, ma che non trovavano una via. Lui ci ha insegnato il rispetto per il teatro, che è sudore, fatica, polvere, sogno". Poi evoca "l’entusiasmo coraggioso e la voglia di vita" di Paolucci, e il suo essere stato "protagonista assoluto di una stagione indimenticabile per la regione, dalla Compagnia della Rancia al riconoscimento delle Muse come Teatro Stabile delle Marche, fino alla realizzazione di un sogno: dirigere il Sistina di Roma, il tempio del teatro musicale italiano". L’intervento di Paola Giorgi è breve, perché "e impossibile racchiudere Tommaso in qualche riga".

Gli ospiti dell’incontro, condotto dal giornalista Stefano Fabrizi, inevitabilmente devono farlo. Il neo assessore alla cultura Marta Paraventi parla di "una persona mite, calma, sempre fiduciosa, rigorosa. La sua carriera era un tutt’uno con la sua vita. Come Comune potremmo fare qualcosa di più per ricordarlo". Non poteva mancare Giampiero Solari, ex direttore artistico dello Stabile marchigiano: "Con Tommaso ho vissuto un periodo bellissimo della mia vita. Abbiamo lavorato con i giovani e per i giovani, e abbiamo fatto spettacoli storici. Insieme abbiamo creato una ‘casa’ per il teatro". Gilberto Santini, direttore dell’AMAT, di Paolucci sottolinea soprattutto ‘la passione’, aggiungendo che "oggi, di fronte a difficoltà ed energie ‘statiche’ nel nostro mondo l’appello che si può lanciare a chi intraprende questa strada è di non perdere quella passione, ideale ponte tra passato e presente". Chi può ricordare Paolucci davvero fin dagli esordi è Saverio Marconi, direttore artistico della Compagnia della Rancia, al cui successo Paolucci diede un contributo fondamentale: "Lui aveva sempre le intuizioni giuste, le idee migliori. Stava in platea durante le prove. Capiva lo spettacolo, ne coglieva l’anima. Con lui era bello anche litigare, perché alla fine c’era sempre un risultato, grazie al confronto. Mi manca. E’ stato un grande onore vivere quel periodo insieme a lui".