ALESSANDRO LUIGI MAGGI
Cronaca

Troppa Virtus, Brescia s’inchina. Bologna alza la Supercoppa

Dopo l’Olimpia in semifinale tocca alla Germani arrendersi: al PalaLeonessa padroni di casa travolti

Troppa Virtus, Brescia s’inchina. Bologna alza la Supercoppa
Troppa Virtus, Brescia s’inchina. Bologna alza la Supercoppa

L’impresa non si ripete, e nel catino del PalaLeonessa la Virtus Bologna si prende la rivincita su Brescia conquistando la sua terza Supercoppa in fila. Germani annichilita in avvio e spazzata via alla distanza dalla grinta bolognese, memore certamente del clamoroso e indimenticabile smacco di Torino in Coppa Italia. Brescia, di fatto, cade con le sue stesse armi. La Virtus entra in campo con gli occhi delle gare che contano, la Germani è travolta esattamente come 24 ore prima aveva banchettato di Derthona. 7-0 l’avvio che costringe Alessandro Magro al timeout dopo cento secondi, il nastro però è solo all’inizio, e dal 14-1 si passa al 20-6 con Miro Bilan unica, tremante arma contro lo strapotere fisico e tecnico della squadra di Luca Banchi.

Un incubo cestistico che viene ricondotto entro i canoni più accettabili del gioco solo nel secondo parziale, con il risveglio di Della Valle che illude anche un potenziale rientro sotto la doppia cifra. Shengelia e Cordinier in attacco, Hackett e Pajola in difesa: la coperta di Magro è sempre troppo corta, il sistema difensivo è da calibrare con tre frombolieri poco abituati al ripiegamento come Christon, Della Valle e Massinburg. Il resto lo fa un gioco troppo squilibrato oltre l’arco, e la serenità virtussina figlia del vantaggio conseguito. Dopo i primi sette minuti della ripresa il vantaggio viaggia oltre i venti punti, a fine terzo quarto il tabellone dice +33 (27-0 il parziale), imponendo alcune logiche riflessioni al culmine di una pre-season senza pecche e una spedizione di Supercoppa terminata con un tonfo sonoro. Semaj Christon, attento con Derthona, fallisce un primo esame nel suo percorso di crescita a giocatore totale, mancando di presenza difensiva. Kenny Gabriel, senza tiro dall’arco, è travolto a rimbalzo in un reparto ali dove Petrucelli e Burnell non sono mai un fattore. Ovvio, tutto può essere fuori portata quando gli avversari si chiamano Shengelia, Mickey, Cordinier e anche Dunston in avvio. Ma nell’ultimo atto casalingo dalla Germani ci si attendeva qualcosa in più di un brutale tracollo.