"Troppo mascolina, non fu stupro". Ma la Cassazione li manda in cella

La Suprema Corte ribalta l’assoluzione dei due peruviani che avevano violentato una 20enne in un parco ad Ancona. I tre giudici donne in secondo grado così sentenziarono: "Poco attraente per ricevere attenzioni sessuali"

Violenza

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Ancona, 31 maggio 2022 - Ha dovuto aspettare sette anni per essere creduta e per far finire in carcere gli autori dello stupro subito il 9 marzo del 2015, al Piano. Dopo due Appelli e due Cassazioni è arrivata la condanna definitiva per due peruviani residenti nel capoluogo dorico e accusati di violenza sessuale aggravata nei confronti di una loro connazionale che all’epoca dei fatti aveva 20 anni. Un caso che aveva fatto discutere quando, dopo la condanna in primo grado, la Corte di Appello di Ancona aveva assolto i due accusati ritenendo, nelle motivazioni della sentenza, che la vittima fosse troppo mascolina e poco avvenente per essere oggetto di una attrazione sessuale. La sua versione non era stata creduta dai giudici di secondo grado solo perché non abbastanza carina.

La sentenza di assoluzione, per i due imputati peruviani, era arrivata a fine novembre 2017 ma la Procura generale era ricorsa alla Corte di Cassazione che il 5 marzo del 2019 aveva annullato la decisione con la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Perugia per rifare il processo. In Umbria era stata poi confermata la condanna di primo grado: cinque anni per Melendenz Pinto John Henrri, 27 anni (difeso dall’avvocato Fabrizio Menghini), ritenuto l’autore materiale dello stupro e tre anni per Choque Garcia Jorge Luis, anche lui oggi 27enne (difeso dall’avvocato Gabriele Galeazzi), che quella sera avrebbe fatto solo da palo. Entrambi peruviani, ben integrati ad Ancona, dove sono rimasti a vivere e lavorano, avevano sempre negato le accuse sostenendo che era stata lei a concedersi. La condanna di primo grado per loro era arrivata nel 2016 ma poi erano ricorsi in appello e la Corte li aveva assolti a novembre del 2017 con delle motivazioni che fecero molto discutere. "Troppo mascolina", avevano motivato tre giudici donne, scatenando molte polemiche sul fatto che la vittima era sta così descritta dagli imputati tanto che non avrebbero potuto approfittare di lei perché non attraente. Sul telefonino gli aggressori l’avevano registrata con il nomignolo sprezzante di "vikingo".

Dopo la violenza, subita al parco di via Ragusa, la ragazza si era recata in ospedale con la madre dicendo di essere stata stuprata. I tre erano usciti a bere una birra e la situazione era poi degenerata. Dopo la condanna della Corte di Appello di Perugia le difese erano ricorse in Cassazione ma la suprema corte, nei giorni scorsi, ha rigettato il ricorso confermando pertanto il verdetto umbro: 5 anni per Henrri e 3 anni per Luis. Da venerdì scorso entrambi sono in carcere a Montacuto.

La vittima , che si era costituita parte civile nel processo con l’avvocato Cinzia Molinaro, nel frattempo ha lasciato Ancona e anche l’Italia per ritornare nel suo paese d’origine per rifarsi una vita. Ad Ancona era rimasta la madre che ultimamente ha cambiato casa e anche utenza telefonica tanto che non è stato ancora possibile comunicarle l’esito della Cassazione. "E’ stata riconosciuta la credibilità della ragazza – commenta l’avvocato Molinaro – che rischiava di portarsi dietro una doppia ferita. Ha avuto il coraggio di denunciare e i requisiti per confermare quando già valutato in primo grado c’erano tutti. Sono contenta per lei e soddisfatta".