Truffa dell'oro ad Ancona: in centinaia nella rete

Un fabrianese trapiantato in Svizzera e un gruppo di broker proponevano investimenti a imprenditori che hanno perso fino a 100mila euro

La truffa dell'oro aveva struttura piramidale

La truffa dell'oro aveva struttura piramidale

Ancona, 21 gennaio 2022 - Li convinceva ad investire in lingotti d’oro e in una pianta pregiata per l’utilizzo del legno pagando fino a 10mila euro che poi svanivano in meno di un amen. Più di un centinaio di persone sarebbero state truffate così, risucchiate in una catena di Sant’Antonio interrotta con l’intervento della Guardia di finanza di Fabriano. Dieci le persone denunciate nell’operazione "Alchimista" e che ora rischiano di finire a processo perché la Procura di Ancona, titolare del fascicolo il pm Daniele Paci, ha chiuso le indagini.

L’anello portante sarebbe un assicuratore di Fabriano, 50 anni, diventato intermediario finanziario con base fissa in Svizzera. Gli altri sarebbero broker delle province di Ancona e Macerata, tra i 50 e i 60 anni. La notifica del 415 bis il fabrianese, che qua gestiva una agenzia di assicurazioni, l’ha ricevuta in carcere in Svizzera, dove si trova recluso per altre truffe finanziarie commesse in terre elvetica.

Grazie ad un gruppo di collaboratori che lo affiancavano aveva messo in piedi una vera e propria organizzazione "avvalendosi di strutture imprenditoriali aventi sede in Italia e in Svizzera – scrive la Finanza – con la finalità di raccogliere rilevanti somme di denaro attraverso numerosi risparmiatori, che venivano attratti con la promessa di facili guadagni, versando una somma di ingresso".

La cifra degli ignari variava a seconda dell’investimento che facevano. Se erano lingotti d’oro pagavano 10mila euro, se era la pianta pregiata, una piantagione di Paulonia, detta pianta della principessa e con la quale si ricava legno per realizzare mobili e chitarre ma viene anche usata per combattere lo smog, pagavano 7mila e 500 euro. Lo schema utilizzato era quello delle vendite piramidali, un meccanismo che consiste nel vendere una posizione all’interno di una struttura dove al vertice vi è una persona che vende ad altri soggetti la possibilità di entrare ai livelli sottostanti pagando una quota d’ingresso.

Dopo aver pagato l’accesso alla struttura queste persone, attirate dalla promessa di facili guadagni, ne introducono altre e così via. Nel caso di specie, l’investitore pensava di guadagnare da lingotti e piante ma sarebbe stata solo una truffa. In tasca sarebbero arrivati solo i primi soldi, quelli di altra gente che trovava ed entrava nel presunto affare. Poi non è arrivato più un euro, nemmeno la somma versata.

Per attirarle nel tranello qualcuno era stato anche invitato ad effettuare delle visite guidate in un ufficio dell’organizzazione, in Svizzera, dove è stato mostrato un caveau con i lingotti d’oro. Spinti a portare altra gente nell’affare, gli ignari investitori hanno coinvolto una crescente schiera di amici e parenti, allettati dai facili guadagni riferiti dalle persone a loro vicine.

Sono 170 le vittime della truffa a partire dall’anno 2015 e residenti nelle province di Ancona, Fermo e Macerata. Fra i truffati ci sono casalinghe, pensionati, dipendenti pubblici, professionisti, che in alcuni casi hanno perso fino a 100mila euro, i risparmi di una vita.

Il flusso delle operazioni finanziarie ha toccato circa 6 milioni di euro. Le piante su cui investivano non sarebbero mai state messe a dimora ma rimaste solo sulla carta. Contestati i reati di truffa, appropriazione indebita, autoriciclaggio e abusiva attività finanziaria, con l’aggravante della transnazionalità.