Monossido killer: "Nessun errore, quella caldaia era difettosa"

Lorenzo, l'amico di Federico Volponi, l’ingegnere 37enne trovato morto nella sua villetta tra Candia e Baraccola ne è convinto. Una folla per l’addio

Federico Volponi con la moglie

Federico Volponi con la moglie

Ancona, 12 gennaio 2016 - Il mesto pellegrinaggio verso l’altare della chiesa di San Domenico è infinito. A decine attendono, in fila ordinata, di abbracciare i genitori Alberto e Simonetta, il fratello minore e la sua ragazza, di portare loro una parole di conforto nel giorno peggiore della loro vita. La famiglia Volponi ha appena salutato per l’ultima volta Federico, l’ingegnere di 37 anni trovato morto giovedì scorso nella sua villetta tra Candia e Baraccola.

Alla cerimonia, semplice e affollata, non era presente Valeria Contegiacomo, sua moglie, ancora ricoverata in ospedale dopo essersi salvata, chiaro segno del destino, dalle esalazioni di monossido che avevano invaso la loro casa. La sua famiglia era rappresentata dalla madre, Maria Teresa, di nuovo coinvolta in un drammatico lutto della sfera parentale, dopo che nell’ottobre del 2005 aveva perso la figlia più piccola, l’allora tredicenne Cinzia. Nonostante il lunedì feriale, a centinaia hanno riempito ieri mattina la chiesa dei frati di piazza del Plebiscito, forse la più grande della città. Il sacerdote nel ricordare la figura di Federico, ha ricordato la durezza di una simile perdita, lui stesso vittima in gioventù della perdita del padre.

Assieme a lui, ieri in chiesa poteva esserci anche il cardinale e arcivescovo di Ancona, mons. Edoardo Menichelli: «Purtroppo il cardinale Menichelli - ha detto durante la messa il sacerdote - non ha potuto essere qui, impegnato presso il clero di Brescia per un incontro di esercizi spirituali. Lui stesso, tuttavia, ha confermato le sue preghiere a favore di Federico e dei suoi cari». Un lungo e caloroso applauso ha accolto la bara di Federico Volponi all’esterno della chiesa, prima dell’ultimo viaggio verso la tumulazione nel cimitero di Tavernelle.

«E’ impossibile, Federico sulla sicurezza non transigeva, non avrebbe mai installato un sistema se non fosse stato sicuro del suo preciso funzionamento. Era certosino, preciso, quasi maniacale, aveva realizzato una piccola centrale termoelettrica per uso domestico fantastica sfruttando ogni conoscenza. Non è stato un suo errore, ne sono certo, secondo me si è trattato di un difetto di fabbrica della caldaia, nuova di zecca, a cui si è unito un guasto tecnico». Lorenzo Tiberi è un collega di lavoro di Federico Volponi alla direzione regionale delle Ferrovie dello Stato. Un collega speciale, forse - assieme all’amico Diego Dubbini - quello più vicino alla vittima, al punto da aver trascorso assieme la notte di Capodanno: «Per varie vicissitudini – racconta Tiberi – sia io che Diego avevamo trascorso la sera di San Silvestro nelle rispettive case.

Federico e Valeria lo sapevano e così proprio lei ci ha chiamato dicendo di andare nella loro villetta per salutare il 2016 con un brindisi. E’ stato il più bel Capodanno della mia vita, semplice, tra amici veri e persone eccezionali. Una coppia fantastica, persone speciali, davvero. Purtroppo da quella sera non ci siamo più visti perché era periodo di ferie, lui è tornato il 4 gennaio al lavoro, io riprendevo proprio il giorno della sua morte». Già la madre di Valeria Contegiacomo, il giorno della tragedia, aveva tracciato le doti incredibili di Federico Volponi. La testimonianza di Tiberi non fa che avvalorare il tutto. «Federico era un genio. Ho seguito passo passo la crescita di quella casa fatta con le sue mani. L’ho visto fare il muratore, il falegname, l’elettricista. E poi quella centrale al piano superiore. Oltre alla stufa a pellet per il riscaldamento, posto sotto i pavimenti e dunque senza termosifoni, c’era l’impianto fotovoltaico e addirittura uno eolico.

Funzionava tutto alla perfezione e la casa, nonostante i suoi 310 metri quadrati, era perfetta. Il coronamento del loro sogno d’amore. Ricordo anche quando avevano venduto la casa di Polverigi e, in attesa di terminare quella di Candia dove sono andati ad abitare circa sei mesi fa, si sono appoggiati in affitto alle Palombare. Sacrifici poi ripagati. La passione di Federico? Il modellismo, aveva costruito addirittura un drone. E poi Belle, il loro cane maremmano, ormai un mebro della famiglia».